Le costellazioni satellitari sono un’infrastruttura strategica irrinunciabile per fini sia militari sia civili. I programmi spaziali europei come Copernicus e Galileo non sono solo un successo progettuale dell’Unione, ma contribuiscono in maniera concreta a rafforzare le politiche di integrazione. E il sostegno alla space economy è fondamentale per la creazione di nuove imprese e per l’innovazione tecnologica della società.

Battiston razzi

Il quindici dicembre scorso ero a Bruxelles per la dichiarazione dei Servizi iniziali di Galileo, la costellazione di satelliti per la navigazione e il posizionamento globale della Commissione Europea, realizzata dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea). È stato un momento molto importante per l’Europa: tutti i presenti hanno percepito chiaramente il valore strategico e simbolico di quella giornata, che ha segnato il passaggio del sistema di navigazione satellitare globale dalla fase di test a quella dei primi servizi operativi.

Se per la prima volta i satelliti europei hanno iniziato a fornire agli utenti informazioni di posizione, navigazione e tempo su scala globale, da un punto di vista simbolico, l’opinione pubblica non ha chiaro l’enorme valore politico di quella giornata: la volontà di dotarsi di Galileo è infatti il risultato di una proiezione globale dell’Europa, che grazie a questo servizio sarà presente in tutto il mondo. In un momento di oggettiva difficoltà, laddove alle giuste constatazioni sulla mancanza di coesione dell’Unione Europea si sovrappongono semplicistiche ricette di liquidazione di un percorso - è bene ricordarlo - cominciato sessant’anni fa con i Trattati di Roma, l’Europa con Galileo torna a volare alto e a parlare con una sola voce, quella di un servizio accessibile a tutti e a qualsiasi latitudine.

Sottolineare che i programmi spaziali europei non sono solo un successo progettuale e tecnologico dell’Unione ma contribuiscono in maniera concreta a rafforzare le politiche di integrazione significa riconoscere oggi che l’agire politico cominciato sessant’anni fa ha portato risultati che hanno superato le aspettative di quel momento storico. Nel 1957 infatti non si pensava certo alle politiche spaziali, che sarebbero poi diventate competenza dell’Unione Europea solo con la ratifica del Trattato di Lisbona.

Questo ci porta ad una riflessione: i padri dell'Europa, che con il consenso democratico dei loro Paesi intrapresero questa via, erano degli uomini politici consapevoli delle sfide, dei rischi e della necessità di affrontarli insieme; erano degli uomini politici pragmatici, che agivano sotto una spinta ideale. Esattamente quello che si fa nello spazio europeo, una priorità e un elemento essenziale per la propria sovranità. Le costellazioni satellitari sono un’infrastruttura strategica irrinunciabile: dalle telecomunicazioni alla navigazione, dal monitoraggio climatico e produttivo alle applicazioni per le industrie estrattive o per l’agricoltura, l’infrastruttura satellitare è uno strumento primario del mondo politico ed economico contemporaneo.

I due programmi spaziali dell’Unione Europea realizzati dall’ESA, Copernicus e Galileo, sono quindi asset strategici poiché lo spazio scandisce e scandirà sempre di più il ritmo della vita sociale ed economica. Per questo è importante promuovere e massimizzare l’utilizzo dei dati spaziali disponibili e in parallelo riflettere sull’evoluzione di questi programmi nell’ottica di garantire a tutti i cittadini europei l’accesso a benefici che scaturiscono da questi importanti investimenti. È quindi necessario un approccio olistico allo spazio come “sistema di sistemi”, i cui componenti si possono basare sull'integrazione di diversi sistemi, tecnologie e servizi, sia "terrestri" tradizionali sia propri dei programmi spaziali. In questo quadro la componente servizi e applicazioni derivanti dall’osservazione della Terra è destinata a crescere, creando una formidabile catena di nuovo valore in grado di arrivare a tutti gli utenti, istituzionali e commerciali nonché ai privati cittadini.

Per questo sono molto importanti le Conclusioni del Consiglio Competitività sullo spazio dello scorso 30 maggio che riguardano una nuova strategia spaziale per l’Europa, peraltro già fortemente auspicata durante la Presidenza di turno italiana nel 2014. Una strategia dalla quale traspare un impegno a massimizzare i benefici economici e sociali dello spazio, incrementando l’utilizzo delle tecnologie e delle applicazioni spaziali a supporto delle politiche pubbliche, al fine di rafforzare un settore spaziale europeo competitivo e innovativo a livello globale.

È una strategia ambiziosa che, in quanto tale, dovrà essere accompagnata da un ugualmente ambizioso piano finanziario per i prossimi anni. Un budget per lo spazio che possa garantire tra l’altro: lo sviluppo del mercato downstream, strettamente legato alla continuazione di Galileo e Copernicus; il consolidamento di un accesso autonomo, affidabile e sostenibile allo spazio, attraverso l’utilizzo dei lanciatori europei Vega-C e Ariane 6; la continua attività di ricerca e innovazione soprattutto per quanto riguarda le tecnologie; la trasformazione di iniziative quali quella relativa alla Sorveglianza e Tracciamento Spaziale (SST), per proteggere le infrastrutture europee dai detriti spaziali, in veri e propri programmi dell’UE con un bilancio dedicato; e, non ultimo, l’avvio di nuove iniziative quale Govsatcom, per assicurare l’accesso a servizi di comunicazione sicuri, efficienti e cost-effective per tutti gli attori istituzionali europei.

Come anche previsto nella nuova strategia spaziale nazionale - che in Italia è già stata avviata con successo, affidando all’ASI il ruolo di architetto di sistema - il sostegno alla space economy è fondamentale per la creazione di nuove aziende, start up e piccole e medie imprese. Per fare questo dobbiamo facilitare l’accesso al capitale di rischio e rendere disponibili nuovi strumenti finanziari. Lo scopo è di trasformare il settore spaziale europeo in uno dei motori propulsori della crescita.

Dobbiamo fare in modo che i servizi che derivano dalle applicazioni e dalle tecnologie spaziali non vengano intermediati da aziende che stanno al di là dell’Atlantico o in Asia, ma da aziende che si trovano in Europa e possibilmente in Italia, perché le grandi trasformazioni economiche e sociali, come quelle innescate da internet e dalle applicazioni spaziali, se non vedono la partecipazione di attori economici e industriali europei, rischiano di venire subite da tutti i cittadini dell’Unione.

L’approccio del decisore politico al settore spaziale non deve essere, quindi, solo diretto a rendere più efficiente l’intervento pubblico, ma a porlo su un piano diverso: motore e integratore dei processi d’innovazione tecnologica nella società. Così, come è già accaduto nel passato, quando la “corsa allo spazio” è stata finanziata dai governi principalmente per motivi strategico-militari, oggi la nuova space economy iniziata negli Stati Uniti è il frutto dei grandi investimenti pubblici che hanno consentito la crescita di imprese innovative.

La risposta dell’Europa va nella giusta direzione: l’Unione Europea, per raggiungere gli obiettivi individuati nella sua strategia, avrà bisogno del supporto di tutti gli attori spaziali europei che dovranno, come fatto finora, lavorare con dei ruoli ben definiti, in maniera sinergica per evitare duplicazioni e sovrapposizioni.

Le Conclusioni del Consiglio competitività ci ricordano le azioni fondamentali per completare questo disegno: a) potenziare l’indipendenza dell'Europa nelle tecnologie e nei sistemi spaziali critici; b) garantire misure europee di sostegno pubblico a lungo termine;
c) promuovere una catena di approvvigionamento competitiva e sostenibile; d) favorire l'accesso ai mercati di esportazione, garantendo nel contempo parità di condizioni per gli operatori europei; e) intensificare gli sforzi volti a eliminare gli ostacoli tecnici e normativi interni a livello sia nazionale che dell'UE; f) agevolare l'accesso al capitale di rischio e ai finanziamenti intelligenti; g) favorire l'innovazione e lo sviluppo di applicazioni spaziali, opportunità commerciali, attività di sensibilizzazione e capacità industriale, anche per le imprese e iniziative del New Space, le PMI, le start-up e le scale-up.

A questo proposito vorrei ricordare con orgoglio il caso di AVIO, la prima azienda al mondo di lanciatori che si è quotata in Borsa, un successo della space economy italiana. Una soddisfazione innanzitutto per l’eccellente lavoro di sistema che, partendo dall’impegno dell’Agenzia Spaziale Italiana nel contesto di due ministeriali ESA (2014 e 2016), ha visto un’azione coerente del management e degli azionisti di AVIO, e che ha dimostrato che l’Italia, quando vuole fare sistema, raggiunge traguardi importanti.

Si è trattato di un successo in un settore strategico ad alta tecnologia dove lo Stato ha garantito i fondi necessari agli investimenti in un progetto che necessitava di un impegno sul lungo termine, secondo un tipico approccio strategico delle agenzie di finanziamento pubbliche. Possiamo dire che l’Agenzia Spaziale Italiana è stata il “business angel” di questa operazione: le decisioni delle ultime due ministeriali dell’ESA hanno visto il finanziamento congiunto italo-francese, per lo sviluppo del Vega-C. Nel 2014 l’investimento italiano in ESA ha portato ad AVIO e alla sua filiera industriale 256 milioni di euro per lo sviluppo del nuovo motore P120, il motore comune dei lanciatori VEGA e Ariane che verrà prodotto al ritmo di 35 unità all’anno. Soldi spesi bene, che hanno fatto crescere e reso competitiva un’azienda italiana ad alta tecnologia in un contesto europeo fino a permettere il suo ingresso in Borsa. Una storia di successo italiano industriale in Europa come ne vorremmo vedere molte.

In conclusione, lo spazio è una grande opportunità perché ben rappresenta la complessità del nostro tempo e contestualmente ci fornisce, oltre a delle interessanti indicazioni, anche l’ispirazione su come dominare questa complessità, fitta di contraddizioni, difficoltà ma anche di promesse. È la vista dall’alto che aiuta l’uomo nella comprensione e nel superamento delle contraddizioni. Che siano astronauti o satelliti, lo spazio è “l’infrastruttura delle infrastrutture” che dall’alto riesce a farci capire meglio, organizzare e coordinare il complesso e interconnesso mondo in cui viviamo.