Persino Nigel Farage, il leader dell'Ukip, la formazione britannica considerata paradigma del nuovo populismo, ha proposte più ragionevoli e moderate rispetto alla Lega di Salvini e un'estetica meno sbracata del dialogo dei vaffanculo ascoltato in piazza del Popolo.

La nuova Lega vista in questi giorni tra piazza e tv è oltre Farage, oltre Marine Le Pen, forse addirittura oltre Alba Dorata, che si è fatta molta propaganda strillando ma anche con iniziative di solidarietà sul territorio, mense popolari e distribuzione di farmaci ai poveri. E il Centrodestra che le corre dietro, o salta sul suo carro con disinvolte operazioni sul territorio, è uno schieramento che ha evidentemente rinunciato a ogni ambizione politica superiore alla conservazione di qualche decina di seggi.

Salvini parla

Non illudiamoci che le cose migliorino. Il premio che i sondaggi attribuiscono a ogni sparata dell'altro Matteo fa immaginare una escalation esibizionistica infinita. E l'operazione di sistema in corso è chiara: superare il vecchio bipolarismo, con l'idea di un'alternanza di governo destra/sinistra, per ritornare allo schema della Prima repubblica: il Pd di Renzi al potere come la vecchia Dc, due forze radicali (la sinistra "alla Landini" e la destra di Salvini) che raccolgono lo scontento senza la possibilità di trasformarsi mai in forze di governo.

Alla destra-destra, gli ex An per intenderci, questa situazione piace. In fondo, li riporta allo status del vecchio Msi, che è la loro scuola di formazione e del quale molti sono stati nostalgici persino quando erano alla guida del Paese. Anche la sinistra a vocazione minoritaria non avrà da lamentarsi; potrà ritrovare la purezza ideologica che tanto le manca e sentirsi "presentabile" davanti al tribunale dei vecchi compagni che non le hanno mai perdonato i compromessi delle ultime stagioni. Gli accordi di sottogoverno locale compenseranno le poltrone e gli incarichi mancanti e impossibili da raggranellare a livello nazionale.

Ma chi è in politica per esprimere una cultura di governo? Chi ha scelto la politica per cambiare le cose e non come esercizio di testimonianza? L'area liberale-libertaria, innanzitutto? Lo scrivo su "Strade" perché è qui che si radunano quelli che seguo, conosco e apprezzo. Cari amici miei, siete ad un bivio e dovrete decidere in fretta. Puntare sulla possibilità che il salvinismo si sgretoli alla prima prova elettorale, che il Cavaliere si vada a riposare alle Bermuda e il centrodestra esprima una leaderhip lungimirante nella ricostruzione, oppure capire se e come si può stare nel nascente Partito della Nazione di Matteo Renzi senza fare le comparse.

È una decisione complicata, con molte variabili, a cominciare dal destino della riforma elettorale (che a me non sembra così scontato) e con una sola chiosa da parte mia: la terza via in cui si è sperato, quella di Monti ieri e oggi il quasi-partito di Passera e di Alfano, non è praticabile in Italia, non dopo il fallimento di Scelta Civica, non con Felpetta Nera al 15 per cento, non con il Cav aggrappato a un'agonia politica che può durare anni e non prevede successori, ma solo il "dopo di me il diluvio".