Il rammarico di Sandro Bondi per il fallimento della rivoluzione liberale è il rammarico di molti, non solo i liberali, che vent'anni dopo quell'illusione si trovano a saldare il conto politico, certamente economico e forse anche morale, di quel fallimento. L'Italia oggi assomiglierebbe alla Germania, non alla Grecia. La responsabilità di quel fallimento per i berlusconiani credenti non è da imputare a Berlusconi, ma agli alleati illiberali. Nella sua lettera alla Stampa, Bondi rinnova quel convincimento. Berlusconi – sostiene – non ha potuto essere la Thatcher suo malgrado, perché costretto a non esserlo dallo statalista Fini e dal regionalista Bossi.

Il grande valore del berlusconismo che non solo i berlusconiani credenti riconoscono a Berlusconi, tuttavia, è proprio aver mediato tra culture liberali (marginali) e diversamente pubbliciste (prevalenti) dell'area conservatrice italiana – dove "conservatrice" va intesa in senso letterale – ed averle unite. Tutti insieme con Berlusconi a prendere voti.

Berlusconi ha predicato la rivoluzione liberale ma praticato altro, e lo ha fatto in piena e deliberata coscienza, non perché costretto dagli alleati, ma perché convinto dal suo fiuto per il consenso. Non ha liberalizzato le professioni né le licenze dei taxi perché professionisti e tassisti – la parte più lobbisticamente regressiva del "libero corporativismo" - erano la costituency del suo centro-destra. Non ha favorito la libera concorrenza dei cieli, mentre si volava già ormai tutti su Ryanair, ma imposto al contribuente italiano il 'salvataggio' di Alitalia: l'italianità dell'impresa con i soldi dello Stato è stata una sua trovata elettorale, il modo berlusconiano di salire su nei sondaggi.

La federazione dei moderati avrebbe dovuto corrispondere alla liberalizzazione delle culture politiche non-liberali, non il contrario. Sfidare la cultura dello stato con la cultura del mercato, fare un'Italia amica del business, non delle cricche, rendere il brand Italia simbolo di rinascimento, non di decadenza. Questo avrebbe dovuto essere Berlusconi se fosse stato anche la più remota versione italiana della Thatcher.

Non recitiamo tutto il rosario delle illusioni tradite, per carità. Ma evitiamo di trovare alibi al fallimento - per non ricaderci più, quanto meno. Renzi sta a Blair come Berlusconi non sta a Thatcher. Se non ci fosse stata Thatcher tuttavia, non ci sarebbe stato Blair. Renzi, che non ha avuto un Iron Man grazie a cui poter fare adesso il nuovo Tony, farà una Terza Via con quello che ha. Le due vie che l'hanno preceduto sono la via di Berlusconi e la via dei comunisti. La via di Renzi sarà un'evoluzione delle due: la via del Berlus-comunismo. Credo sia questo, in fondo, che a Bondi ed ai berlusconiani riflessivi di Matteo Renzi piace.

@kuliscioff