L'Italicum consegue un obiettivo importante, assicura cioè una maggioranza certa a chi vince le elezioni. Prevedendo un eventuale turno di ballottaggio, aumenta il grado di legittimità democratica del premio di maggioranza (anche se la soglia del 35% è davvero bassa). Ma la proposta di legge elettorale avanzata da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi ha un vulnus enorme: concede addirittura meno libertà agli elettori di determinare gli eletti rispetto al Porcellum.

Il combinato disposto del riparto nazionale dei seggi e le liste bloccate nei circa 110-120 collegi plurinominali da 3-6 candidati, infatti, crea un effetto perverso, probabilmente non voluto dagli estensori dell'Italicum: la predeterminazione quasi totale degli eletti. Le circoscrizioni piccole, proprie del modello spagnolo, funzionano solo quando il riparto dei seggi è circoscrizionale e non nazionale, cioè quando in ogni singola circoscrizione la competizione elettorale è indipendente rispetto a quella delle altre circoscrizioni. In quel caso si può davvero dire che le liste corte aiutano il collegamento tra elettori ed eletti. Con il riparto nazionale, non c'è alcun collegamento. Vediamo il dettaglio.

Se venissero confermate le attuali intenzioni di voto, solo tre partiti entrerebbero alla Camera: PD, Forza Italia e M5S. Se fosse la formazione di Matteo Renzi ad aggiudicarsi il premio di maggioranza (al ballottaggio), al PD andrebbero 334 seggi, a FI 150 e al M5S 146. Salvo cataclismi, in nessun collegio plurinominale si avrebbe un tale successo di un partito o di un altro tale da sovvertire un riparto già prevedibile dei seggi, tolte poche eccezioni. Nei collegi da 3, sarebbero eletti i capilista dei tre partiti e nessun altro. Nei collegi da 4, andrebbero 2 seggi al PD e 1 a testa per FI e M5S. Nei collegi da 5, si avrebbero 2 seggi al PD, 1 a FI, 1 a M5S e solamente un seggio "ballerebbe". Nei collegi da 6, sarebbero sicuramente eletti 3 candidati del PD, il capolista di FI e il capolista del M5S; l'unica incertezza riguarderebbe l'assegnazione del sesto seggio. Di fatto, l'unico margine è dato dal quinto collegio delle circoscrizioni da 5 e dal sesto delle circoscrizioni da 6: parliamo comunque di pochissimi seggi. Per di più, la storica polarizzazione dei voti nelle cosiddette regioni rosse può far prevedere che il PD raccoglierebbe i seggi ulteriori soprattutto in Emilia Romagna e in Toscana. Forza Italia e M5S pescherebbero altrove. Se a vincere le elezioni fosse il centrodestra, con Forza Italia unico partito a conseguire seggi, la situazione sarebbe pressoché identica, con il partito di Berlusconi che prende il posto del PD nella parte del leone.

simulazione italicum

Se un quarto partito più piccolo, entrasse in Parlamento, elegerrebbere alcuni dei suoi capilista in qualche circoscrizione in giro per l'Italia, rosicchiando seggi agli altri partiti di opposizione (o a quello di maggioranza, se si trattasse di un suo alleato). Ma il succo cambierebbe di poco. Peraltro, per i piccoli partiti, per garantire che il seggio vada ai leader della formazione, è necessario che questi si candidino in molti collegi plurinominali (è questa la ragione per cui il NCD di Alfano spinge per consentire le candidature plurime).

Insomma, la libertà dell'elettore di scegliersi i rappresentanti rischia di essere gravemente compressa: l'unica opzione che gli è davvero consentita è votare il partito. Come nel Porcellum, più del Porcellum. L'Italicum può essere migliorato. Anzi, deve essere migliorato, ad esempio ampliando molto il numero dei collegi plurinominali, cioè rendendo "instabile" anche la posizione dei capilista.

 

Si ringrazia Luigi Di Gregorio per aver contribuito a questo articolo.