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Dal primo gennaio 2019, se non interverrà una manovra correttiva, l’aliquota IVA ordinaria aumenterà dall’attuale 22 al 24,2% e quella intermedia dal 10 all’11,5%. In caso di ulteriore inattività, le aliquote salirebbero ancora fino ad arrivare al 25 e al 13% entro il 2021. Si tratta delle cosiddette clausole di salvaguardia, un meccanismo (diabolico) introdotto in Italia dal governo Berlusconi nell’estate del 2011 consistente in un aumento automatico delle imposte indirette laddove il governo non riuscisse anno per anno a ridurre le spese e quadrare i conti.

Anno dopo anno, i governi in carica hanno disinnescato le clausole di salvaguardia, individuando i tagli di spesa necessari a non attivarle, tranne per un aumento dell’Iva dal 21 al 22% che il governo Letta (ancora a ranghi completi Pd-PdL) lasciò entrare in vigore. Da quel momento in poi, il disinnesco annuali delle clausole di salvaguardia ha assorbito buona parte delle manovre di bilancio. E ora ci risiamo.

Tra proposte di flat tax e redditi di cittadinanza, la sagra delle bufale della campagna elettorale appena conclusa ha rimosso dal suo “menù” questo elemento cruciale dei prossimi mesi. La domanda da porsi ora è: aumenterà l’IVA di 2 punti o ci sarà un governo in grado di ridurre la spesa - compiendo dunque scelte precise e responsabili - per evitare questo taglio? O, peggio, chi governerà annullerà l’aumento lasciando aumentare il deficit? Trattandosi di circa 20 miliardi di euro annui (un ordine di grandezza simile al valore del fantomatico reddito di cittadinanza proposto dal M5S), siamo di fronte a una questione rilevante.

Nel Documento di Economia e Finanza che il governo dimissionario sta redigendo, il ministro Padoan si limiterà a presentare i saldi e gli andamenti a legislazione vigente, dunque con l’aumento dell’IVA incorporato. Sarà bene che nessuno faccia scoppiare il finto caso dell’aumento dell’IVA, come se fosse una trappola lasciata ai posteri. È cosa nota a tutti e con cui tutti avrebbero dovuto e dovranno fare i conti, se chiamati a governare.

Qualunque sarà l’assetto del futuro governo, l’aumento dell’IVA è lì, come un monito della responsabilità fiscale e contabile che i governanti dovranno avere nei confronti dei cittadini. È finita la ricreazione, ora vanno assunte decisioni concrete.