Quelli della trasparenza e del rimborso delle quote non spese sono stati alcuni fra i punti cardine della campagna elettorale del Movimento 5 Stelle per le scorse Politiche. Ma la promessa è stata mantenuta oppure no? Abbiamo controllato i documenti messi online dai parlamentari grillini e abbiamo scoperto che la realtà è un po’ differente da quella urlata da Beppe Grillo.

M5Scamera

Lo scorso 1º dicembre, Beppe Grillo ha dichiarato dal palco del V3Day (dal minuto 18:45 in poi) che: “Noi dobbiamo fare per prima cosa quello che abbiamo sempre detto. E quello che abbiamo sempre detto, abbiamo fatto. Ci siamo tolti i soldi, ci siamo dimezzati lo stipendio, abbiamo dimostrato”. Ma è davvero così? Davvero i parlamentari del Movimento 5 Stelle ci costano la metà? Davvero i soldi sono stati rimborsati allo Stato? In sostanza, la promessa fatta in campagna elettorale è stata davvero mantenuta oppure no? La risposta è: non del tutto. In base ai dati forniti dal Movimento 5 Stelle stesso, solo poco più di un quarto dei parlamentari grillini (40 su 156, il 25,64%) ha effettivamente rimborsato più del 50% di quanto ottenuto dallo Stato.

Prima di proseguire nell'analisi, chiariamo immediatamente che nella nostra ricerca ci siamo basati sui documenti contabili e sulle dichiarazioni disponibili sulla pagina “Ti rendi conto?!?!?!?”, dove sono stati pubblicati (in varie forme) i rendiconti dei 156 parlamentari del Movimento 5 Stelle relativi al periodo 15 marzo – 31 maggio 2013. Purtroppo, l’analisi dei dati pubblicati ci fa dire che ci sono ancora ampi margini di miglioramento in questa – sia detto senza ironie, meritoria – “operazione trasparenza”. Il primo aspetto è proprio quello temporale: sebbene si sia arrivati a fine anno e sia stato anche annunciato il secondo “Restitution Day”, i dati del sito sono ancora aggiornati a sette mesi fa. Il secondo aspetto riguarda l’uniformità dei dati: dieci parlamentari (i senatori Bertorotta, Endrizzi, Girotto, Marton, Montevecchi, Paglini, Pepe, Serra, Simeoni e la deputata Spadoni) hanno pubblicato le proprie entrate e uscite fino al 30 giugno, mentre per altri sette parlamentari (i senatori Airola, Bencini, Bulgarelli, De Pietro, Fucksia, Serra e il deputato Petraroli) non è disponibile sul sito la rendicontazione completa di entrate e uscite – anche se per quasi tutti i parlamentari sono presenti delle ricevute di bonifico che attestano l’avvenuto rimborso allo Stato di una parte dei loro stipendi. Ovviamente, questa difformità nei dati, seppur minima, ha costituito un problema non da poco in sede di aggregazione dei dati stessi, dal momento che non è stato possibile determinare precisamente né le spese effettuate, né le somme complessivamente non spese, ma solo l'ammontare effettivamente rimborsato allo Stato.

Dopo queste doverose e lunghe premesse, passiamo finalmente a presentare i dati. Le spese rendicontate sul sito (in cui sono inclusi i 5.000 euro lordi mensili “accordati” dal M5S ai suoi parlamentari) ammontano complessivamente a 2.149.801,56 euro, mentre il totale delle somme non spese (ossia già restituite o accantonate per futuro uso o futura restituzione) è pari a 2.007.250,02 euro. Di questi, soltanto 1.568.840,84 euro sono stati effettivamente già restituiti (ossia, sono state pubblicate le ricevute di bonifico). Parliamo solo del 37,96% della somma totale ricevuta dallo Stato, visto che “mancano all’appello” 438.409,18 euro (con i quali si arriva al 48,57%).

Queste disparità, in realtà, sono semplici da giustificare: una parte delle somme non restituite sono state, infatti, accantonate perché (riportiamo dal sito, maiuscole incluse) “Alcuni Rimborsi (Esercizio del Mandato, Spese di Viaggio Accessorie, Spese Telefoniche) non hanno una competenza strettamente mensile. L'eccedenza non utilizzata nell'arco di tempo utile verrà quindi restituita successivamente”. Altri parlamentari, invece, hanno restituito più del dovuto, probabilmente perché hanno inteso includere anche il non speso del mese di giugno (dal momento che molti bonifici risultano essere stati effettuati verso la fine di quel mese).

Analizzando le singole situazioni, si nota che 36 parlamentari (19 deputati e 17 senatori) hanno già restituito la totalità dei soldi non spesi per i primi 77 giorni di lavoro in Parlamento. Sono 102, invece, i parlamentari che hanno prodotto ricevute di bonifico per una somma inferiore a quanto devono (si va dai 75,54 euro “mancanti” della deputata Marzana ai 23.067,47 euro della senatrice Bignami), mentre 13 parlamentari hanno rimborsato di più di quanto dovevano (anche qui, si va dai 31,56 euro “in eccesso” del deputato Vallascas ai 7.134,58 euro della senatrice Donno). Facendo una “classifica dei rimborsi” (ricordiamo: basata sui dati a disposizione), notiamo come la top ten sia occupata esclusivamente da deputati, mentre al contrario il fondo della classifica vede una notevole prevalenza di senatori. La palma del parlamentare “meno costoso” spetta al deputato Alessandro Di Battista, che ha restituito 18.222,27 euro (pari al 77,30% di quanto percepito). Al Senato, invece, il “titolo” spetta al senatore Giuseppe Vacciano (undicesimo in “classifica generale”), che ha restituito 15.225,43 euro (il 64,42% di quanto ottenuto) e che ha anche rinunciato all’indennità poiché in aspettativa retribuita.

I parlamentari per cui è stata documentata la minor quantità di rimborsi sono, invece, i senatori Pepe, Bertorotta e Molinari, per cui risultano restituiti rispettivamente 5.199 euro (10,38% del percepito), 5.430 euro (9,49%) e 1.231,95 euro (3,55%). Chiudono la classifica il già menzionato senatore Airola e i deputati Cariello e Spadoni, per cui non sono presenti ricevute di bonifico. Per chi fosse interessato, la tabella completa con tutti i dati (e le relative precisazioni) è disponibile qui. In conclusione, possiamo affermare che, in base ai dati a nostra disposizione, la promessa fatta in campagna elettorale non è stata del tutto mantenuta e che si può migliorare ulteriormente, sia per quanto riguarda i risparmi che per quanto riguarda le modalità di pubblicazione. Tuttavia, va detto anche che si tratta di un'iniziativa decisamente meritoria e che andrebbe imitata anche dagli altri partiti. Concludiamo l'analisi auspicando la pubblicazione a breve dei dati mancanti relativi al 2013 e chiarendo che sarà un piacere aggiornare e rettificare i dati appena mostrati, continuando la nostra operazione di fact-checking.