bagarreaula

Dopo un esame in Commissione necessariamente accelerato, visti i tempi imposti dalla Conferenza dei Capigruppo, arriva oggi in Aula la legge elettorale approvata con i voti dei quattro gruppi più numerosi: Pd, M5S, Lega e Forza Italia. In troppi, soprattutto tra chi opera nell’informazione, chiamano questa legge “tedesca” riferendosi al modello in vigore in Germania.

Questo sistema ha molto poco di tedesco: è un semplice proporzionale puro con soglia al 5%, lo ho definito scherzando un Proporzionellum che ci fa tornare alla Prima Repubblica e costringerà il paese a vivere di alleanze innaturali

Ecco in quattro punti le differenze col sistema tedesco:

1) Il numero dei collegi uninominali è inferiore rispetto al sistema tedesco. Saranno 234 alla Camera su 630 e 119 su 315 al Senato dopo il subemendamento Ferrari (Pd) approvato in Commissione. Poco più di un terzo del totale, quindi, non la metà come in Germania. Proprio sui collegi inoltre c’è stata un’accesa discussione in Commissione: alcuni gruppi sostengono, non senza validi motivi, che la legge è a forte rischio di incostituzionalità, perché per la definizione dei collegi fa riferimento al censimento del 1991 e non all'ultimo, come impone la Carta Costituzionale  (art. 56, comma 4). Fa riflettere il fatto che simile contestazione viene avanzata, oltre che dal Professor Onida, da Vannino Chiti, senatore del Pd ed ex ministro dei rapporti col Parlamento. Risolta invece la questione della precedenza d’elezione ai candidati del listino bloccato: nel riparto dei seggi, sempre proporzionale, saranno eletti prima i vincitori nel collegio uninominale.

2) Non c’è il voto disgiunto. Sono stati bocciati diversi emendamenti in Commissione che chiedevano di permettere all’elettore due voti, anche su due schede. Basterà insomma un solo segno sulla scheda. Come prevede il testo approvato in Commissione, “l’elettore […] esprime il voto tracciando, con la matita, sulla scheda, un solo segno, comunque apposto, sul rettangolo contenente il contrassegno della lista prescelta. Il voto è valido a favore della lista e a favore del candidato nel collegio uninominale”. La scelta dell’elettore sarà inevitabilmente compressa rispetto al sistema tedesco e "trascinata" dalla scelta del simbolo.

3) La soglia di sbarramento funziona in modo diverso da quella tedesca. È vero, in Germania la soglia è al 5%, ma questa soglia non vale se vengono eletti 3 candidati in 3 collegi uninominali. Una norma che salvaguarda la rappresentanza quando è radicata su un territorio. Anche su questo punto sono stati respinti in Commissione diversi emendamenti.

4) In Germania basta depositare 200 firme (non autenticate!) per collegio per poter presentare una lista. Una firma ogni 1375 abitanti, meno di un terzo rispetto a quanto richiesto in Italia. Sul tema ci sono stati due passi in avanti in Commissione anche grazie a miei emendamenti, presentati in sintonia con le battaglie promosse dai Radicali. Sono state infatti abolite le firme richieste nei collegi uninominali. Spariscono dunque più di 100mila firme alla Camera, ma ne rimangono in piedi altre centomila che cercheremo di ridurre in Aula con nuovi emendamenti. Si tratta di abbattere una barriera democratica più grande della soglia di sbarramento del 5%. I partiti già presenti in Parlamento sono infatti esentati dalla raccolta firme, un cartello anti-concorrenziale contro cui ci opponiamo in nome di una vera partecipazione democratica. E'stata poi introdotta la possibilità di firme digitali con una sperimentazione che vogliamo più rapida e capillare possibile. In Aula cercheremo di estendere questa possibilità anche alla presentazione dei quesiti dei referendum.

Bisogna essere sinceri con gli italiani. Questo sistema non darà un vincitore la sera delle elezioni e riproporrà il mantra dei governi non eletti. Per paura di perdere, i grandi partiti hanno insomma rinunciato a vincere e scelto di pareggiare. Raccontare agli italiani che con il 40% si vince e si da governabilità è falso. Neanche in Germania e nemmeno col 48,8% record ottenuto da Helmut Kohl nel 1983, ci sono state mai maggioranze di lista.

La verità è che dopo le elezioni ci potrà essere solo una grande coalizione. Potrà essere Pd-Forza Italia o M5S-Lega (mi auguro di no). Oppure potremo trovarci alla totale ingovernabilità. Per questo, sono sempre stato favorevole al maggioritario o a un sistema proporzionale con un premio di coalizione, che darebbe identità politiche certe all’elettore.

Infine, il sistema scelto è un autogol per l’area moderata. Perché oggi i Cinque Stelle stanno buoni e zitti in Aula e in Commissione dopo aver stracciato la loro battaglia madre sulle preferenze, ma da domani inizieranno a gridare all’inciucio Pd-Forza Italia facendoci sopra l’intera campagna elettorale.