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Sembra cogliere nel segno Calogero Mannino, la cui saggezza di vecchio democristiano è temprata da una lunga traversia giudiziaria ormai risolta a suo favore, quando individua nella personalità e nella storia politica di Enrico Berlinguer i prodromi dell’attuale crisi politica a sinistra, con lo spettro della scissione del PD, e il fallimento di una riunificazione all’ombra della socialdemocrazia.

Fu proprio Berlinguer, prototipo di politico centauro, mezzo aristocratico (per via della sua cultura massonica, a voler seguire Mannino) e mezzo populista (per via della sua fede cattolica), a ipotecare definitivamente la sconfitta a sinistra della socialdemocrazia, smarcandosi dal socialismo craxiano per rifugiarsi in una “politica dell’alternativa” (alternativa al socialismo, a Craxi, all’Unione Sovietica, alla politica persino) all’insegna di una vieta questione morale. Indeciso tra un partito di lotta ed uno di governo, distrusse l'uno senza mai costruire l'altro.

Sappiamo tutti come è andata a finire la storia, con il vuoto della Prima Repubblica colmato per metà da Berlusconi e per metà dalla magistratura.

Perché lo spauracchio della questione morale è, spesso, uno dei dispositivi tipici del populismo. Il suo lato oscuro. Viene agitato, quando le idee languono, per blandire le masse che ripagano, poi, in termini di consensi. Ecco perché il martellante ritornello di Grillo: O-ne-stà, sembra evocare (mutatis mutandis) la questione morale brandita da Berlinguer.

In entrambi i casi la pochezza della politica e delle idee alimenta il populismo corrivo. Corsi e ricorsi. E c'è una ragione, allora, se Di Battista continua a trarre ispirazione dal “dolce Enrico” e dalla sua "questione morale". Se Grillo non smette di lusingare Putin, la Le Pen e tutta quella galassia che a destra della destra cattura larghe porzioni di consenso. È una “questione di feeling”.

Non accoglieva forse, Berlusconi, da buon padre di famiglia, le vittime dell'ondata giustizialista del '92 e i loro stessi carnefici? Di Pietro e i figli orfani di Craxi, Mani Pulite e quelle sporche di politica?

È il populismo, signori, oggi spinto alle sue estreme conseguenze. E il demagogo è come l'esorcista che libera nos a malo, il mago che ci salva dal malocchio. Siamo sempre pronti ad essere truffati, per coltivare l'illusione di essere guariti.