Referendum schede

In una cosa Carmelo Palma ha sicuramente ragione: perché vinca il Sì è necessario che almeno 5 o 6 milioni di elettori dei partiti di opposizione votino a favore delle riforme. Carmelo, tuttavia, ritiene che la politicizzazione del referendum e la personalizzazione dello scontro attorno alla figura del premier siano tali da non lasciar prevedere un voto trasversale a favore della riforma. 

Io, invece, sono più ottimista e ritengo che, con una buona affluenza alle urne, il Sì possa farcela. Vediamo perché.

A favore del No esiste uno zoccolo duro di elettori, molto rumoroso specialmente sui social network, che il 4 dicembre voterà con l’intenzione specifica di “mandare a casa Renzi”. Quei voti sono assolutamente irrecuperabili e risulteranno decisivi se l’affluenza alle urne sarà complessivamente bassa.

Di quanti elettori stiamo parlando? Per avere una stima, voglio basarmi sul voto al referendum sulle trivelle dello scorso 17 aprile. Anche lì la campagna elettorale venne impostata come una “spallata” al governo e i Sì, pur non raggiungendo il quorum, riuscirono a racimolare circa 13 milioni di voti. Se i numeri di Carmelo sono accurati, è chiaro che, per vincere, il Sì deve riuscire a recuperare voti fuori dal suo bacino elettorale.

E qui, sorprendentemente vengono in aiuto a Renzi le figure di spicco del Comitato del No, in primis Marco Travaglio. Prendiamo un tipico elettore “moderato”, cioè che per tanti anni ha votato il centrodestra e più precisamente Forza Italia. Credo che debba faticare moltissimo per riconoscersi nelle argomentazioni di chi è stato, per tanti anni, la nemesi di Silvio Berlusconi.

Travaglio imputa a Renzi e alla sua riforma tutto ciò di cui, per anni, ha accusato Berlusconi. Si potrebbero quasi sovrapporre articoli e interventi in tv, cambiando solo il nome. D’altro canto Berlusconi, pur essendo formalmente schierato per il No, sta mantenendo quell’atteggiamento ambiguo che tenne anche in occasioni del referendum sulle trivelle, nel quale si astenne poi dal voto. Un segnale?

Un discorso parallelo si può proporre anche per chi alle passate elezioni ha votato il Movimento 5 Stelle (almeno quelli non compresi nello zoccolo duro anti Renzi). Dimentichiamoci dei pasdaran che imperversano sui social: molti di quelli che hanno votato i 5 stelle sono italiani pragmatici che come obiettivo hanno, tra le altre cose, anche la riduzione dei costi della politica, il taglio del numero dei parlamentari e l’abolizione delle province.

Perché ora dovrebbero bocciare una riforma che va proprio in questo senso? Certo, c’è il “fattore Renzi”, ma in questo segmento di elettorato potrebbe essere meno significativo, e i sondaggi mostrano che sui singoli punti, cioè sul merito della riforma, il consenso è maggioritario.

E allora credo che, se da qui al 4 dicembre il fronte del Sì sarà in grado di portare alle urne quei milioni di indecisi che pure non votano (e non voteranno) Partito Democratico, allora la vittoria del Sì sarà a portata di mano.