berlino memoria

Ahimè è come una bestia muta e sovraccarica, dilaniata dalla miseria e dalla furia che ha dentro; ma muta, capace solo di ruggire e battere i piedi: che i dottori dicano cosa la affligge, e, se non riescono a dircelo, allora tremino i dottori, così come le guide, e gli uomini tutti, poiché la creatura stessa è per natura muta, e ad essa non si può chiedere di parlare.Thomas Carlyle, 1839

Il popolo mugugna. Decenni di politiche elitiste, miopi e spesso ciniche, hanno prodotto una rivolta transnazionale contro le élite: Sanders e Trump, Grillo e Salvini, UKIP, FN, AfD, Podemos, Syriza, FPOE. E, come le si confà, la bestia muta si lamenta senza spiegare le sue ragioni.

La rivolta si può spiegare: la pars destruens della bestia muta è fondata, o comunque comprensibile. Ma la politica ha le sue ragioni che la ragione non conosce, e l'antipolitica – che ne è figlia – non fa eccezione: la pars costruens dei movimenti di protesta non è palesemente all'altezza.

Negli ultimi venti anni il reddito mediano delle famiglie americane è diminuito. Gli americani si sono svegliati più poveri, e ad anni di distanza dalla fine della crisi il tasso di occupazione fatica a smuoversi dal minimo. Le ragioni sono tante, e il mismanagement delle élite di Washington, dopo decenni passati a creare bolle e a favorire i loro finanziatori corporate, è una di queste. Con un sistema sanitario che serve ad arricchire pochi, non stupisce che l'unico candidato con un programma di riforma sanitaria sia Trump, che ha capito meglio delle autoreferenziali élite di Washington quali siano le ragioni del malcontento.

Sia in Europa che in America, l'immigrazione è la preoccupazione principale dell'elettorato, soprattutto tra le fasce sociali più deboli: maggiore concorrenza sul mercato del lavoro e nelle politiche assistenziali, minore sicurezza pubblica reale o percepita. Che ciò avrebbe prodotto una rivolta era prevedibile, tranne per le élite tronfie, di una supponenza fondata non su meriti oggettivi, ma sul superiore status sociale. La Destra ha un vantaggio competitivo sulla Sinistra grazie al suo nazionalismo: anche Sanders, infatti, deve piegarsi alla xenofobia, blaterando di messicani che rubano il lavoro ai suoi potenziali elettori, per un pugno di dollari.

L'UKIP prende voti dagli sconfitti del progresso: i colletti blu, anziani e maschi, tendenzialmente Labour finché la distinzione tra Destra e Sinistra ha retto. Sono le classi che non hanno beneficiato della globalizzazione, che ha aiutato miliardi di poveri ma non le classi medio-basse dei paesi ricchi, strette tra i privilegi degli insider e la concorrenza dal basso. Tra privilegi corporativi per pochi, e progressi tecnologici che favoriscono gli skill più intellettivi, la scarsa fiducia nel futuro è diffusa non solo in Italia, perlomeno tra le fasce sociali più basse.

Se le élite al potere non avessero creato disastri, come l'eurocrisi o i mutui subprime, e se fossero oggi meritevoli di fiducia, forse non avremmo di fronte una rivolta delle masse. Se le politiche non venissero imposte dall'alto da élite sempre più irraggiungibili, a Washington e a Bruxelles, l'illusione della democrazia avrebbe forse fornito alle masse un senso di "empowerment". Se la situazione economica non fosse infelice, anche per responsabilità politiche, la bestia muta sarebbe rimasta forse silente. Ma le élite continueranno per la loro strada, e le masse continueranno a sentirsi impotenti e a subire le decisioni delle prime. La rabbia sfogherà in voti a movimenti che non sarebbero in grado di capire o risolvere uno solo di questi problemi, ma sono visti come un'alternativa solo perché fanno paura alle élite.

I liberali questi problemi li conoscono bene: sono quelli contro cui si infrangono sempre le loro idee. Ora sono le classi dirigenti a dover fare i conti con essi. Ma se l'enorme potere dello Stato è già pericoloso di suo, e già usato in maniera iniqua, miope e inefficiente, cosa accadrà se si indeboliscono ulteriormente le remore ad usarlo?