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Come una metastasi che da un organo si estende a tutto il corpo umano fino a farlo collassare, a Roma l'azienda del trasporto pubblico ATAC, con i suoi autobus fatiscenti, le sue metropolitane sporche e imbrattate, i suoi scioperi, i suoi ritardi, le improvvise assenze di massa per malattia dei suoi dipendenti, sta trascinando la Capitale d'Italia in un buco sempre più nero di inefficienza, immobilità e disordine.

A Roma, di eterno, ormai sono rimaste le attese alle fermate dei bus. Così come è eterno lo sciopero del venerdì, o comunque la mobilitazione pre e post festiva dei lavoratori ATAC. Come dimenticarsi, solo per citare alcuni casi più eclatanti, il "glorioso" sciopero dell'8 aprile 2013 per poter godere del derby capitolino tra Roma e Lazio? Oppure di quello organizzato dal sindacato Cambia-Menti che, nel dicembre 2015, grazie a una agguerrita manciata di iscritti è riuscita a paralizzare la città a poche ore dall'apertura del Giubileo?

E infine lo stop di oggi, 21 aprile, giorno in cui si festeggia il Natale di Roma. Quattro ore di sciopero, ma solo grazie all'intervento del prefetto commissario Tronca, che le ha ridotte rispetto alle otto previste. Disagi solo la mattina, dunque: e invece no, perché 26 autisti si sono ammalati di colpo, tutti insieme, lasciando a piedi i cittadini della Capitale praticamente per la giornata intera.

E non sono solo i cittadini a rimanere a piedi: anche i turisti, dei quali nell'anno giubilare ci si sarebbe aspettato un aumento del flusso. E invece i dati parlano di un calo costante, che nel periodo pasquale ha fatto registrare un 11% in meno.

ATAC ha quasi 12mila dipendenti, di cui oltre la metà autisti di bus, tram e metro. Dei quasi 2000 autobus, ogni giorno ne mette in strada 1300, insieme ai 96 treni della metropolitana rispetto a un parco di 106 unità. I bus hanno un'anzianità media di 10 anni. Le Metropolitane di 30 anni: praticamente, è come se dal 1986 non fossero stati acquistati nuovi treni. Se si guarda poi alle ferrovie che collegano la stazione Termini alla periferia estrema della città, si scopre che alcuni treni, come quelli che vanno al popolatissimo quartiere di Centocelle, hanno 60 - dicasi sessanta - anni di anzianità.

Il debito di ATAC è sopra il miliardo di euro e un bilancio in rosso di 60 milioni di euro. Eppure, nonostante tutto questo, ATAC - una azienda che incide profondamente sulla quotidianità dei romani, definendone tempi, orari e qualità della vita - rimane un argomento tabù persino per i candidati sindaco alle amministrative del 5 giugno. Nessuno di loro ha messo al centro della propria campagna elettorale l'azienda di mobilità. Nessuno di loro ha offerto soluzioni a un intollerabile deficit della città.

C'è chi, come Virginia Raggi del Movimento 5 Stelle, l'ha definita "il fiore all'occhiello" della Capitale, respingendo la timida apertura di Giachetti a una privatizzazione (in prospettiva) dell'Atac. E se Bertolaso (Forza Italia) è più impegnato a rendere balneabile il Tevere che interessato a far camminare bus e metro, Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia e Lega Nord) finora si è occupata di ATAC ma solo occupando i bus con i suoi cartelloni elettorali. Mai, però, come l'altro player della campagna elettorale, Alfio Marchini, che è riuscito (ma nel lontano 2014) a mettere sui bus atac cartelloni contro la stessa ATAC.

Insomma, l'azienda che interessa milioni di romani che prendono i mezzi pubblici quotidianamente, e che influenza anche la vita di chi non sale su metro e bus, determinando a seconda del servizio il traffico stradale, è di scarso appeal per i candidati della Capitale. Anche nel giorno del Natale di Roma, in cui l'ATAC per coerenza con la storia sua e della Capitale, ha lasciato a piedi milioni di cittadini.

ATAC è un tumore che sta uccidendo la città, di cui nessuno sembra volersi occupare. Sarà per i voti che i 12mila dipendenti portano in dote, sarà perché preoccuparsene è più facile che occuparsene. Ma dalla mobilità della Capitale dipende il futuro della Capitale. Un futuro che, per i candidati al Campidoglio, evidentemente può attendere. E che i cittadini attendono con la stessa scorata pazienza con cui aspettano quei bus che non passano mai.