Se si vuole capire perché Renzi nella legge di stabilità abbia abolito la Tasi per la prima casa e intenda - ogni promessa è debito - tornare ad aggiustare, appena i conti lo consentiranno, anche la riforma previdenziale della "cattiva" Fornero, come l'altroieri ha annunciato il ministro Poletti, un fermo immagine del Tg di La7 di lunedì sera lo spiega in maniera decisamente persuasiva.

sondaggio

Il settimanale sondaggio di EMG per il Tg di Mentana dice che, se oggi si votasse con l'Italicum, in base ai risultati di lista del primo turno ad accedere al ballottaggio sarebbero PD (32,5%) e M5S (27,1%) e il partito di Renzi la spunterebbe nel secondo turno per mezzo punto percentuale, solo grazie al voto degli ultra cinquantacinquenni. Nel ballottaggio, infatti, i grillini raccoglierebbero il voto di circa 6 italiani su 10 sotto i 55 anni.

Approssimativamente, si può sostenere che il M5S "asfalterebbe" Renzi tra la popolazione attiva, e che il premier recupererebbe in quella inattiva, fino a spuntarla di pochi decimali. Infatti, tra gli over 55 i soggetti attivi dal punto di vista lavorativo (occupati e disoccupati) sono poco meno di 4 milioni e mezzo, seppure in forte crescita negli ultimi anni, a fronte di quasi 21 milioni di residenti, la gran parte dei quali cittadini italiani e elettori. Gli stranieri over 55 anni superano infatti di pochissimo il mezzo di milione di unità.

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Questo marcato bipolarismo generazionale sembrerebbe suggerire l'ipotesi che nello scontro tra PD e Movimento 5 Stelle si confrontino politiche alternative e culturalmente competitive. Ma si può sostenere che il PD sia oggi un partito più retroflesso e gerontocentrico di quello grillino e che quest’ultimo lo incalzi sulla strada dell’innovazione sociale? È vero che il target dell'ultima legge di stabilità è molto lontano da quello cosiddetto giovanile, ma è altrettanto vero che le proposte a cinque stelle, al di là dello stile e dall'età di molti frontmen, attinge a piene mani agli schemi redistributivi del welfarismo d'antan.

Il reddito senza lavoro denominato "di cittadinanza" e sganciato da qualunque obiettivo occupazionale è il figlio tardivo del "salario variabile indipendente" del sindacalismo anni '70. La resistenza antimercatista, antiglobalista e kilometrozerista è un compendio dei tic della destra e sinistra sociale più anacronistica. Il cospirazionismo ignorante e il miracolismo ingenuo con cui la rete grillina guarda ai progressi della scienza sembrano ritagliati sull'identità di un elettorato vecchio e spaesato dai propri deficit cognitivi, ma è paradossalmente esibito con orgoglio da un elettorato più informato, tecnologico e scolarizzato di quello generale. La diffidenza per ogni dinamica sociale, a maggior ragione se economica, che sfugga a un'occhiuta sorveglianza "pubblica", cioè “politica” – come se la sola vigilanza democratica potesse essere affidata a un Grande Fratello collettivo e impersonale, e non a regole neutrali ed efficienti – rende infine i grillini gli epigoni tardivi di un pensiero che sta a metà strada tra l’assemblearismo casinista e la polizia fascio-leninista.

La rivolta espressa nel voto grillino non capovolge dunque i paradigmi, ma soli i tavoli della politica tradizionale. A ben guardare, sembra che in un paese invecchiato dal punto di vista demografico invecchi precocemente dal punto di vista ideologico anche il voto più giovane. E i rivoltosi, che non hanno remore a portare i politici sul banco degli imputati, si guardano bene dal processare con analoga severità le loro politiche. I giovani non vogliono cose diverse, ma le stesse cose dei vecchi, da cui si sentono ingiustamente esclusi, pretendendo un risarcimento. La senilità, in politica, è una malattia contagiosa, oltre ogni frontiera anagrafica.