Vicolo di pulcinella

La crisi economica italiana ha fatto sparire la questione meridionale dai radar della politica nazionale nel momento in cui era più opportuno affrontarla: il Mezzogiorno d'Italia é la vera sfida per la crescita economica e civile del Paese. Al di sopra di Roma c'è un'Italia che magari soffre, tiene duro, stringe i denti; ma si tratta di un Paese pienamente europeo, per indicatori economici, di sviluppo umano e per proiezione.

Al di sotto di Roma, capitale inclusa, l’Italia diventa qualcosa d’altro. Lì si trova un Paese bellissimo ma orrendo, il cui modello economico di riferimento continua ad essere il caporalato e quello politico il vassallaggio. E a questo pietoso stato dei fatti la rimozione della questione meridionale dal dibattito pubblico nazionale ha aggiunto un incentivo all'affermazione di un discorso pubblico locale autoconsolatorio, chiuso e talvolta ridicolmente revanscista, nel quale, per fare un parallelo con la vicenda greca di questi mesi, Napoli sta a Torino come Atene a Francoforte e Berlino, cioè quale vittima di un disegno predatorio perseguito attraverso il depauperamento doloso dell’altrimenti floridissimo milieu locale.

Si tratta, ovviamente, di cretinerie che il sottosviluppo alimenta e la scarsa memoria storica detona. La “generosità” dei sussidi espliciti ed impliciti (come ad esempio la pletora di posti da pubblico impiego artatamente generata al Sud) finora trasferiti al Mezzogiorno d’Italia non trova spazio in questa narrazione. E, a differenza che in Grecia, uno shock esogeno (la Mezzogiornexit di cui parlava Piercamillo Falasca in un commento ai dati Svimez pubblicato ieri) qui non è possibile, perché Palermo è nell’eurozona con lo stesso titolo di Bolzano, che non è Salonicco.

La risposta al dramma del Sud, pertanto, non può che essere endogena. Credo però sia illusorio, benchè ne comprenda l’afflato ottimista, insieme a Piercamillo sperare che al Sud si affermi “una classe politica che parli italiano e inglese, con accento meridionale”. Non accadrà, perché quel capitale umano, che parla l'inglese con accento terrone, poteva permettersi di andare via lo ha doverosamente e giustamente fatto, per sfuggire al circuito del sottosviluppo e soprattutto perche composto da figli del Sud che hanno voluto evitare che altri ne venissero messi al mondo nelle condizioni in cui il Sud versa e lo Svimez fotografa.

A voler almanaccare una soluzione, direi che al Sud serve un commissariamento a colpi di memorandum of understanding imposti alle Regioni che al confronto il patto di stabilità interno è impegnativo quanto un cruciverba. Con roadmap chiare, deadline definite, e ispettori tedeschi e finlandesi. Occorre spezzare la spirale del sottosviluppo, perché se fino a un decennio fa chi parlava di Sud si augurava un posto in cui i figli potessero avere un futuro, per come il Mezzogiorno è messo oggi tocca augurarsi che almeno i padri ce la facciano a concludere lì un’esistenza dignitosa e in pace.

Le loro lapidi rischiano di rimanere a lungo l'ultimo ricordo di una speranza.

@Antigrazioso