Il voto amministrativo in Francia e in Spagna dice molto dei limiti strutturali dell'antipolitica continentale - a partire dal paese che ne esprime il campione più puro e robusto, il Front National - ma dice anche moltissimo della persistente anomalia italiana rispetto alle tendenze e alla capacità di tenuta dei sistemi politici europei più consolidati di fronte alle sfide antisistema.

In Francia e in Spagna, malgrado il risultato quantitativamente imponente dei partiti-contro, l'asse della dialettica democratica è rimasto ancorato alla logica di un bipolarismo tradizionale, cioè alla competizione per il governo tra forze alternative di sistema. Le Pen può dire di avere portato il FN al massimo storico in termini percentuali, ma il risultato elettorale complessivo delle elezioni conferma che il suo partito, anche oggi, rimane il "terzo escluso" della politica francese.

Berlusconi facepalm

Nei grandi Paesi europei - e ne avremo una presumibile conferma anche alle prossime elezioni nel Regno Unito, apparentemente terremotato dal fenomeno Ukip - il sistema politico tradizionale, malgrado tutto, non evapora né si polverizza. L'erosione della sua base di consenso non giunge agli estremi italiani, in cui il bipolarismo destra-sinistra, o comunque lo si voglia chiamare, è stato ormai interamente soppiantato dal bipolarismo politica-antipolitica, e il "voto-contro", sommando i consensi dei diversi partiti antisistema (e anti-Europa), fortunatamente non coalizzati, nè coalizzabili, ha ormai una misura quantitativamente maggioritaria e culturalmente egemone.

A rendere improponibile una resistenza di tipo europeo alle pressioni del qualunquismo e dell'indignazione "sfasciatutto" in Italia è la totale capitolazione del centro-destra post-berlusconiano. Lo stesso fenomeno Salvini non è la causa della dissoluzione di un centro-destra di governo, ma l'effetto del disarmo politico, ideologico e morale del Cav., e della trasformazione del "suo" partito in un ricettacolo di cattivi umori, cattivi pensieri e vittimismi recriminatori e autoassolutori sulle cause e sulle soluzioni del declino italiano. Che nella destra che ha ripudiato Monti, proprio perché era il paradigma della sua impossibile normalità, alla fine comandi Salvini è del tutto logico e coerente.

Si potrebbe sostenere che il berlusconismo sia stato anche la causa di quell'ulteriore anomalia che fa di quella italiana una democrazia (quasi) senza partiti e del sistema politico una pura proiezione di leader e fenomeni personali. Ma in questo caso bisogna ammettere che Berlusconi ha occupato un campo politico non-di-sinistra collassato a causa di Tangentopoli, e non per effetto dell'irruzione sulla scena del suo partito-azienda.

Paradossalmente, invece, anche lo scivolamento verso la "democrazia monopartitica" - che vede un solo partito di governo ancora su piazza, il PD, e tanti anti-partiti di opposizione declinare in modo neppure troppo diverso le proprie opzioni nichiliste - è anch'esso un effetto collaterale dell'auto-esclusione dalla scena del centro destra "normale".

E, nel deserto sterminato che si stende alla destra della Leopolda, ogni oasi che si intravede all'orizzonte rischia oggi di essere un miraggio.