Un silenzio ingiustificabile, ingiustificato e scandaloso. La Chiesa italiana e i vertici della CEI, che non hanno mai avuto remore ad intervenire, anche e troppo spesso duramente, nel dibattito pubblico su questioni specifiche della vita politica e parlamentare (i temi bioetici, i diritti civili, il fine vita, l'Imu sui luoghi di culto, il finanziamento alle scuole paritarie), si sono letteralmente tappati la bocca rispetto alle politiche razziste e anti-immigrazione della Lega Nord.

crocifisso lega big

Nelle stesse ore in cui il segretario della Cei, Nunzio Galantino, sanzionava "moralmente" Silvio Berlusconi, assolto in via definitiva nel processo Ruby, e Bagnasco bocciava la ri-ri-ridiscesa in campo del Cavaliere, dai vescovi e cardinali tricolore, nulla veniva detto sulle dichiarazioni del leader leghista Matteo Salvini, secondo il quale andrebbero sospese le cure mediche agli immigrati clandestini.

Non è un episodio. Da quando la Lega "picchia duro" sulle politiche migratorie, dalle parti di via della Conciliazione non si è alzata nemmeno una significativa voce di sdegno, di condanna, di presa di distanza politica. Nulla di nulla. Si è ribadita, da più parti, la posizione della Chiesa a favore di una misericordiosa tutela degli immigrati, ma non si è mai direttamente sfidato il leader politico che oggi più duramente boccia e irride il "buonismo" catto-solidaristico. La ragione dell'imbarazzo è evidente: la Lega "antibuonista" è il partito più ufficialmente cattolico del panorama politico italiano.

La Lega fa della difesa delle "radici cristiane" un punto centrale della sua politica, tanto da dirsi contraria a qualsiasi laicizzazione delle istituzioni, anche quelle educative. Si pensi alle battaglie delle camicie verdi contro i divieti di esporre nelle scuole crocifissi e altri simboli cristiani, finanche quella per il presepe nella scuola multietnica e multireligiosa di Bergamo. Per Salvini l'identità nazional popolare italiana va difesa dall'invasione dei "nuovi barbari", che possono anche morire in mare, purchè non mettano piede su suolo italico.

Salvini dice di sentirsi "cattolico, generoso e accogliente", eppure più volte ha attaccato il Vaticano e frontalmente anche il Papa, colpevole di "dialogare con l'Islam". "Bergoglio non fa un buon servizio" ai cattolici. "Va bene la pace, ma sei il portavoce dei cattolici, preoccupati di chi ti sta sterminando in giro per il mondo", ha detto Salvini all'indomani della strage nella redazione di Charlie Hebdo.

Perchè di fronte a tutto questo la Chiesa italiana tace? È un silenzio complice, dovuto al fatto che la Lega difende l'identità nazionale in nome di un cattolicesimo nazional popolare, molto più e molto meglio di tutte le altre forze politiche? Oppure è un silenzio frutto di una sottovalutazione del fenomeno leghista, che oggi interpreta un sentimento diffuso in tutte le fasce della popolazione, quello dell'odio verso l'immigrato, molto più "pericoloso" e urgente da affrontare per i cattolici, rispetto ai "facili costumi" berlusconiani?

In ogni caso è un silenzio "debole", non di adesione alle parole di Salvini, ma di subordinazione alla sua forza. Ed è anche un silenzio colpevole, soprattutto perché i vescovi italiani, anche grazie alla indubbia forza comunicativa di Bergoglio, avrebbero la possibilità di invitare i cattolici alla riflessione su questi temi, riaffermando i valori dell'accoglienza e dell'assistenza, su cui si fonda l'attivismo del mondo cattolico ecclesiale e associazionistico, in tutte le sue diramazioni.

Ma forse Oltretevere non ritengono del tutto campata in aria la tesi di Salvini secondo cui "La Chiesa della gente la pensa come noi", e hanno compreso che quello di monsignor Alessandro Maggiolini, defunto vescovo di Como, vate della religione padana, che profetizzava l'islamizzazione della società italiana provocata dall'"invasione" degli immigrati, è ormai il cristianesimo "di maggioranza" e non è più espressione di quel "radicalismo cattolico di destra", descritto da Ernesto Galli della Loggia nei primi anni 2000, quando evidentemente era ancora ad uno stadio embrionale.