Nessun punto di vera eccellenza, molti risultati rasenti alla mediocrità e qualche indice pessimo. Così si presenta l'Italia all'Indice delle Liberalizzazioni 2014 presentato ieri come ogni anno a partire dal 2007 dall'Istituto Bruno Leoni (IBL), think tank liberale e liberista, presso l'Istituto Luigi Sturzo a Roma.

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Lo studio è volto a misurare il grado di apertura dei mercati in diversi settori dell'economia, precisamente 10 (dal Carburante al Trasporto Aereo), in 15 degli Stati membri dell'Unione Europea. Il punteggio viene assegnato in base ad una serie di fattori che condizionano più o meno il regime di concorrenza all'interno dei vari mercati. Questi fattori sono di varie tipologie e da quest'anno è stato messo in risalto dagli stessi autori il fattore performance sul risultato finale dello studio, oltre ad essere stata raggiunta una maggiore omogeneità nella valutazione dei diversi paesi.

A spiegare la metodologia è il curatore dell'indice, Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell'IBL e consulente del Ministero dello Sviluppo Economico. Per stabilire il punteggio finale vengono valutate quattro variabili: la libertà d'ingresso nel mercato; la partecipazione azionaria dello Stato (e in Italia sono guai); i vincoli normativi (da sempre cruccio nostrano); la mobilità della domanda, ossia la facilità per il consumatore di cambiare fornitore.

Ma veniamo al dunque. Che posizione occupa la nostra cara Italia? Tredicesima su 15, seguita solamente dal Lussemburgo e dalla Grecia. L'Inghilterra è invece la prima in classifica davanti a Paesi Bassi, Svezia e Spagna .Occupiamo però l'ultima posizione in un settore (televisioni) e la penultima in altri tre (carburanti, lavoro e poste). I settori in cui ce la caviamo meglio sono quello delle telecomunicazioni, dove il totale dei punti ammonta a 87, sostenuto soprattutto dalla presenza di numerosi player nel relativo mercato, e il settore elettrico con 81. Nonostante queste siano le aree di "eccellenza" del nostro paese, il dossier di IBL sottolinea come anche qui restano numerosi gli ostacoli alla concorrenza perfetta: per esempio nel mercato elettrico una regolamentazione ingiustificatamente rigida dei mercati retail e una continua crescita della quota di offerta sussidiata e non contendibile, tanto per iniziare.

Pessimi i nostri risultati nel mercato dei carburanti e nel trasporto ferroviario, segno che l'ingresso e il consolidamento nel mercato di un nuovo competitor non sono segnali sufficienti per parlare di mercato liberalizzato. E infatti il comparto su rotaia si segnala come uno dei più deludenti in assoluto a livello europeo. Anche poste, mercato del lavoro (72%) e assicurazioni (60%) vedono assegnarsi risultati non eccelsi e piuttosto mediocri.

E ricollegandoci alla situazione politica attuale, l'Indice potrebbe (dovrebbe?) rappresentare uno stimolo per il governo Renzi, ancora fermo a norme di scarsa efficacia sul piano delle liberalizzazioni e della concorrenza. A rappresentare il suo governo in questa giornata di presentazione ci ha pensato il Ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi, che ha parlato degli obiettivi del governo, crescita e occupazione, ricollegandoli alla necessità di maggiore concorrenza e competitività del nostro mercato. Inoltre ha annunciato per la prossima settimana una proposta di legge sulle liberalizzazioni. Riuscirà a convincere i suoi compagni d'avventura, soprattutto il premier, a sostenerla fino in fondo?