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"Governare in 17 regioni su 20 è sconfitta?" chiese Renzi alla direzione del Pd dopo le regionali di un mese fa. Se si guarda al risultato della Conferenza Stato-Regioni, la risposta è no. Dopo rinvii e attese, finalmente le Regioni raggiungono un’intesa sulla riduzione della spesa sanitaria, con l’assenza-assenso (intrigante forma di protesta) di Veneto, Lombardia e Liguria.

Un’ammissione di responsabilità non da poco dal momento che né le riforme costituzionali né le leggi di stabilità riescono a scalfire il grande potere in materia di sanità delle regioni.

E però, se i titoli dell’accordo sono tutti dedicati a una riduzione del fondo sanitario 2015 pari a 2,35 miliardi che non dovrà tradursi in meno servizi e qualità, nel merito si tratta di un passo in avanti verso l’efficienza e la produttività, una netta inversione rispetto alla linea sempre sghemba dei tagli lineari. Rimangono comunque alcune ombre, mentre viene rinviata a settembre la decisione sulla revisione della spesa farmaceutica. Qui in sintesi il semaforo di Strade al contenuto dell’intesa Stato-Regioni.

semaforoverdeBeni e servizi: dovranno essere rinegoziati i contratti con i fornitori per un abbattimento del 5% all’anno del totale dei contratti in essere. Da questa voce deriva un terzo dei risparmi dell’intera intesa (788 milioni di euro sui 2,35 miliardi): una pialla necessaria, un segnale di come nel mare magnum della spesa sanitaria molti costi eccessivi/sprechi si annidino nei servizi mensa, lavanderia o nell’acquisto di garze, siringhe, lenzuola.

Lotta alla spesa inappropriata. La prescrizioni di visite ed esami inutili, più ampiamente chiamata "medicina difensiva", costa circa 15 miliardi di euro: “soldi buttati nel cesso e sottratti ai malati veri” ha tuonato a chiare lettere il presidente della Commissione Sanità della Camera, Pierpaolo Vargiu. Finalmente nell’intesa si sancisce una stretta su ricoveri e assistenza specialistica ambulatoriale ad alto rischio di inappropriatezza per un totale di circa 200 milioni di euro. Un inizio. Sarà un decreto ministeriale tra un mese a fissare le condizioni di erogabilità e le indicazioni prioritarie per la prescrizione appropriata delle prestazioni, con medici e pazienti finalmente più coinvolti e responsabilizzati.

Riorganizzazione della spesa ospedaliera. Una sfida culturale, oltre che di sostenibilità economica del sistema per aumentare il tasso di occupazione dei posti letto abbattendo la durata della degenza media e il tasso di ospedalizzazione. Insomma in ospedale si dovrà andare solo in casi gravi non demandabili alla rete di assistenza territoriale e il paziente dovrà starci poco, uscendone presto e curato col massimo della qualità possibile.

Riforma della governance del sistema sanitario. Entrano nel documento finalmente principi come valutazione e miglioramento della produttività; utilizzo di indicatori standard relativi alla gestione degli immobili delle aziende sanitarie pubbliche; valutazione e valorizzazione delle esperienze ed iniziative in ambito di servizi sovra-aziendali, per diffondere rapidamente ed efficacemente le migliori pratiche.

semaforogialloFarmaceutica: Aifa introdurrà i prezzi di riferimento “a monte”: entro fine settembre dovrà fissare i prezzi di riferimento relativi al rimborso massimo da parte del SSN di medicinali terapeuticamente assimilabili, negoziandoli con le aziende farmaceutiche. Non saranno contente le aziende del settore dal momento che la ratio dell’operazione scoraggia il valore della ricerca e gli ingenti investimenti. E invece va tenuto ben presente che, come ha ricordato Farmindustria, il settore farmaceutico italiano è al secondo posto in Europa, subito dopo la Germania.

Un fiore all’occhiello dell’industria italiana, dal 2010 al 2014 primo al mondo per crescita in valore dell'export di farmaci e vaccini. Gli investimenti nel settore sono aumentati di 200 milioni di euro (+11%), mentre nell’ultimo anno sono state 5mila le nuove assunzioni, metà delle quali di persone sotto i 30 anni. Lo Stato poi spende per i farmaci 271 euro procapite all'anno, una cifra più bassa del 30% rispetto alla media europea.

Il prezzo di riferimento made in AIFA, uno strumento di risparmio ex ante in base al confronto con il prezzo più basso del medicinale che dà stessi risultati in termini di cura con stessa intensità di trattamento e di posologia, si affianca al prezzo di riferimento made in ANAC, che agisce invece sul confronto tra le ASL. È rinviata a ottobre inoltre la revisione dei meccanismi della spesa farmaceutica e del payback. Due slittamenti che invitano alla cautela, soprattutto alla luce delle dichiarazioni del ministro Lorenzin che ha confermato l’impegno a evitare tagli alla farmaceutica.

Revisione del patto: clausola essenziale per il raggiungimento dell’accordo, potrebbe rivelarsi una spada di Damocle per il Governo. Un anno fa il documento aveva incassato l’ok delle Regioni, oggi si paventa l’ipotesi di ritrattare alcune parti. Ok la valutazione in itinere, ma no alla tela di Penelope.

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Dispositivi medici: viene fissato un tetto di spesa pari al 4,4%. Un limite indiretto alla ricerca, all’innovazione e alla qualità delle cure. È bene chiarirlo, dispositivi medici e farmaci non possono essere paragonati alla voce beni e servizi. Qui al machete preferiamo il laser, con una spesa selettiva capace di premiare investimenti e alta tecnologia.