logo editorialePiù di 30 anni fa, nello sfortunato Cercasi Gesù di Luigi Comencini, Beppe Grillo vestiva i panni di un Nazareno per caso, che prestando il volto alla pubblicità di una vita a puntate di Cristo diventava maestro di virtù cristiane. Trent'anni dopo, nel sequel politico di successo di quel film di insuccesso, si è nuovamente travestito da Agnus Dei, qui tollit peccata mundi, sfanculatore sfanculato dai cosiddetti angeli del fango nelle strade allagate della sua Genova.

Apostolo del bene antipolitico, ma rappresentante suo malgrado del male politico, si è offerto in sacrificio per la remissione dei peccati del Palazzo: "Mi sono preso i miei fischi, me li tengo, vi ringrazio che mi avete anche detto 'spala!'. Sono pronto a prendermi tutti gli sfoghi perché avete tutte le ragioni del mondo." Un varietà dell'esibizionismo indignato. Da una parte gli angeli della pala, dall'altra l'araldo del piccone, dell'apriscatole democratico, del "venite fuori con le mani in alto", anche lui costretto ad arrendersi.

Un Paese consapevole di sé e dei propri difetti, meno cattivo e meno indulgente, meno incline ad auto-assolversi e a etero-accusare, trarrebbe dal desolante spettacolino una dura, ma salutare lezione. Che peraltro non riguarda solo Grillo. Di fronte a qualunque tipo di "calamità", chiunque può diventare il capro espiatorio di qualcun altro. È la cosa più inutile e più facile, il corollario morale deresponsabilizzante dell'irresponsabilità politica e amministrativa, la macchina perfetta dello scaricabarile universale.

In un Paese in cui - che si parli di bilancio pubblico, efficienza del sistema economico, performance del sistema educativo o dissesto idrogeologico...- continuano a venire al pettine tutti i nodi che tutti l'Italia ha democraticamente annodato, scavandosi la fossa da cui non riesce ad uscire, il pronome giusto per gli addebiti è sempre il noi, e quello sbagliato (e disonesto) il voi. Bisognerebbe partire di lì, per uscire dalla "crisi". Ma siamo ancora fermi.

@carmelopalma