logo editorialeErano passate poche ore dal nulla di fatto sulla nomina della nuova Mrs Pesc, quando l'uno-due dell'avvio delle operazioni di terra da parte dell'esercito israeliano a Gaza e l'abbattimento "involontario" di un volo di linea da parte delle milizie filo-russe nell'est Ucraina ha reso evidente - e quanto mai umiliante - la sproporzione tra la misura della politica estera e di sicurezza dell'Ue e la dismisura dei conflitti in cui finisce imprigionata la vocazione "pacifista" delle istituzioni brussellesi e delle cancellerie europee, a partire da quella tedesca.

Quando il gioco si fa duro, l'Europa smette di giocare. Dopo la fine delle divisioni di Yalta - che mettevano l'Europa al di qua del muro anche al riparo dalla rogna di dovere pensare alle guerre e tanto meno di doversene occupare - l'Europa di Maastricht non ha ripreso il proprio posto nel mondo, ma ha preteso di vivere in un mondo parallelo "senza guerra" - un enorme Svizzera neutrale, relativistica e ecumenica, equidistante o equivicina a tutte le cause e a tutte le ragioni.

Dalla conflagrazione dell'ex Jugoslavia alla vicenda Ucraina - un paese sbocconcellato e presto affamato e assiderato da Mosca per la sua pretesa di farsi europeo - l'Europa si paralizza davanti a ogni conflitto, anche quelli che la riguardano più direttamente, anche quelli che si affacciano minacciosamente nel cortile di casa. All'Europa manca tutto - non solo i mezzi, anche i fini - per stare decentemente dentro un mondo che non abbia abolito la guerra, come è miracolosamente avvenuto dopo il 1945 dentro i suoi confini.

Anche dopo l'11 settembre, mentre tutti si davano una politica - giusta e sbagliata e a volte giusta e sbagliata, come il Regno Unito blairiano - l'Ue e i suoi paesi "forti" - cioè Francia e Germania - hanno scelto, per non sbagliare, di non averne nessuna e di rifugiarsi nel formalismo onusiano, mentre l'Italia oscillava tra le capriole berlusconiane (amico di tutti gli amici e nemico di tutti i nemici) e il callido agnosticismo andreottiano, ereditato (e perfino rivendicato) dalla sinistra.

Che sia un incidente o un avvertimento, l'abbattimento dell'aereo della Malaysia Airlines carico di cittadini europei riporta, almeno per qualche ora, la guerra dentro i confini dell'Ue, ma è difficile che la reazione europea, alla fine, sia diversa da quella di sempre, di provare cioè a scacciarne o esorcizzarne il fantasma con uno statement ben congegnato, che dica tutto, ma niente di essenziale.

@carmelopalma