logo editorialeI giornali di oggi aprivano tutti, compresi quelli berlusconiani, dando per fatto l'accordo che avrebbe propiziato il via libera in commissione alla riforma costituzionale. L'incontro tra il Ministro Boschi e il capogruppo Romani, dà conto di un avvicinamento delle posizioni, ma nulla di più.

L'unico punto di accordo che sembra raggiunto, quello relativo alla composizione del Senato (meno sindaci e rappresentanti delle regioni eletti dai consigli con "voto limitato", in modo da impedirne l'accaparramento da parte delle maggioranze), sembra confermare l'elezione di secondo livello e quindi vanificare la resistenza di Mineo&C. e le perplessità del NCD. Per il resto, tanta fuffa.

Il problema delle competenze legislative del Bundesrat all'italiana continua ad essere eluso (ad oggi il "nuovo Senato" non ne ha nessuna di esclusiva, né di vincolante) e qualunque riflessione relativa alla forma di governo o estranea alla road map senato-centrica è rinviata alle riforme prossime venture, quando in teoria entrerebbe in gioco il Senato riformato a intrappolare ogni modifica costituzionale nella gabbia del conflitto endemico centro-periferie.

Si continua inoltre a navigare a vista anche sulla legge elettorale. Renzi ha mantenuto in piedi lo schema della doppia maggioranza. Usa Berlusconi contro gli alleati di governo riottosi, e questi ultimi contro il Cav., minacciandolo, qualora si sfilasse, di mettere mano a provvedimenti ostili, non solo in materia istituzionale. Però, sulla legge elettorale, questo doppio schema non funziona più. L'Italicum, come approvato dalla Camera, è per Renzi un arco di trionfo elettorale. Oggi per sbaragliare la concorrenza non avrebbe bisogno di nulla, né di alleanze, e neppure di allargamenti del perimetro del suo PD. Dunque l'Italicum è una legge che rebus sic stantibus nè Berlusconi, nè Alfano gli voteranno mai, facendogli pure il piacere di sgomberare il campo dal bicameralismo paritario.

Lo schema della doppia maggioranza non può servire lo stesso disegno. E il disegno originario (Italicum più abolizione de facto del Senato) non ha più alcuna maggioranza, né la prima con il Cav., né la seconda con Alfano. Dunque presto o tardi Renzi dovrà scegliere tra due disegni alternativi, entrambi diversi, almeno in parte, da quello originario. Se sceglie il Cav. deve gioco forza cambiare e ingrandire il quadro delle riforme e seguire il leader di FI su di una strada semipresidenziale, che si porterebbe appresso una riforma elettorale maggioritaria. Se sceglie Alfano, deve aggiustare la legge elettorale in modo tale da non escludere i partiti medio-piccoli, a partire dal NCD, dal gioco della rappresentanza e del governo. Per tante ragioni, facilmente comprensibili, la strada più semplice sembra la seconda.

Certo Renzi ha sempre la possibilità di minacciare lo show down elettorale: "O si mangia questa minestra o si salta dalla finestra". Ma poi dovrebbe andare al voto con il Consultellum (che è un proporzionale puro ad alto sbarramento, che ridurrebbe i partiti rappresentati al Senato e forse anche alla Camera a non più di quattro: PD, M5S, FI e Lega) e dunque, dopo il voto, non solo per fare le riforme, ma anche per tornare a Palazzo Chigi, Renzi dovrebbe chiedere il via libera del Cav.. Troppo rischioso, anche per lui.

@carmelopalma