rose-blu bSi può ancora definire Silvio Berlusconi leader del centrodestra italiano? Nella "intervista" rilasciata ieri a Domenica Live su Canale 5, di fronte ad una accomodante Barbara D'Urso, l'ex premier ha parlato del ruolo degli animali domestici per gli anziani, del suo rapporto con Francesca Pascale, del suo prossimo impegno presso la casa di riposo di Cesano Boscone (quasi raccontato, dall'intervistatrice prima che dall'intervistato, come se si trattasse di un servizio civile volontario) e di una fantomatica riorganizzazione di Forza Italia come rete di comunità locali intente a fare manutenzione di giardini pubblici e assistenza sociale. Ce li vedete David Cameron o Angela Merkel a rilasciare interviste così?

Si dirà: Berlusconi ieri ha cercato la sintonia con lo spettatore tipo di Domenica Live, non con l'intera opinione pubblica. Si può replicare: ormai Berlusconi si rivolge quasi solo esclusivamente a quel tipo di elettori, in una logica iper-proporzionalista di conservazione del consenso, ma senza alcuna reale prospettiva per il governo futuro del paese. Pensa al benessere di cani e gatti per sedurre i loro anziani padroni, non si interessa più del futuro dei nipoti di quegli anziani.

L'Italia non ha oggi un centrodestra capace di contendere la guida dell'Italia al Partito Democratico. Berlusconi non vincerà più le elezioni politiche, ma finché occuperà il suo spazio politico nessuno riuscirà a costruire una reale e credibile alternativa riformatrice, liberale e popolare al centrosinistra, tanto meno a quello renziano. Anzi, proprio la deriva populista di Forza Italia e l'antipolitica del M5S polarizza tutte le forze "repubblicane" intorno alla leadership dell'attuale presidente del Consiglio, in una riedizione coatta del pentapartito primorepubblicano.

Renzi è consapevole della sua forza, non a caso ieri nella sua intervista con Lucia Annunziata ha invitato gli elettori di destra a votare alle Europee per la "sua" sinistra: governa la contingenza con NCD, Scelta Civica e altri cespugli non di sinistra, ma tenta di catturare direttamente il voto mobile dei moderati. Questo schema rappresenta paradossalmente una garanzia di sopravvivenza per Berlusconi: Forza Italia può perdere voti, può persino finire terza alle prossime elezioni europee, ma resta fondamentale per le riforme istituzionali e la tutela degli interessi economici privati e aziendali del suo capo.

Occorrerebbe in Italia, e dopo le elezioni europee sarebbe opportuno che persone di buona volontà lavorassero in quella direzione, una nuova e plurale iniziativa politica capace di raccogliere intorno a se le istanze e la rappresentanza di milioni di italiani - produttori, risparmiatori, studenti - che vorrebbero veder crescere in Italia un partito di centrodestra con una visione autenticamente occidentale ed europea. Un partito senza tremontismi e "moderatismi" di sorta, un movimento che abbia come principale obiettivo quello di ridurre il peso fiscale e regolatorio dello Stato, di irrobustire la società e il potere delle persone, di aprire l'Italia ad un pianeta che sta cambiando tumultuosamente.

Per restare all'evocazione del pentapartito, servirebbe una forza capace di intraprendere un percorso di crescita e innovazione politica simile a quello seguito - pur tra mille contraddizioni - dal PSI guidato da Bettino Craxi negli Anni Ottanta. Oppure che colga nell'elettorato quel malessere e quel vuoto di rappresentanza che fece le fortune della prima Lega Nord di Umberto Bossi. Un partito che non abbia remore ad allearsi, se serve nell'immediato, con il PD renziano, ma che abbia la prospettiva storica di fondare una futura democrazia competitiva dell'alternanza. "Questo è fuori di testa", dirà qualcuno. E forse ha ragione.