logo editorialeDa Barack Obama Matteo Renzi ha preso molto: le slide, la comunicazione sui social, l’appuntamento con le scuole della nazione. Ha preso anche spunti di policy. Il Jobs Act, ad esempio. Nell’idea di Matteo Renzi, una legge-quadro sul lavoro; nell’idea di Obama, un acronimo: Jumpstart Our Business Startups Act. Il “Jobs” del Jobs Act di Obama quindi non è un sostantivo, e non è una legge sul lavoro. È un piano industriale per favorire la nascita nuove imprese innovative, il settore su cui il Presidente ha puntato per il rilancio dell’economia americana. È un investimento sulla creazione di nuovo lavoro - anche individuale – e nuova ricchezza generata da creatività, tecnologia, ricerca. Una linea coerente.

Il Jobs Act di Renzi è un’altra cosa. Ammorbidisce la rigidità dei contratti di lavoro - ostacolo strutturale alla serenità dello scambio domanda/offerta - ma il lavoro, come ha capito Obama, lo crea l’economia, non la durata per legge della convivenza pre-matrimoniale tra datore di lavoro e lavoratore.

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Obama, Nobel per la pace, ha investito parecchio per le cose della guerra – tecnologia di difesa e intelligence, più o meno efficaci e intelligenti. Ma giustamente si è stufato di essere l’unico a mandare aerei e spioni in giro per le aree meno accoglienti del pianeta. Come ci ricorda Putin, però, per mantenere la pace bisogna essere disposti a far la guerra. Obama non può non esserlo, Renzi ha invece difficoltà ad esserlo, dopo aver sostanzialmente assimilato la difesa ad un capitolo di spesa superfluo.

Poi c’è l’energia. L’Europa che non ne produce di suo e non diversifica con raziocinio, dipende dal gas para-sovietico di Putin, al netto delle diplomaticissime sanzioni, ma intanto non sa dove comprare energia. Gli Stati Uniti, sempre loro, ci vengono in soccorso, ma anche qui Obama giustamente manifesta un certo disappunto: e che gli amici europei si diano da fare anche loro, no? Gli inglesi sul fracking stanno già lavorando; noi – dice Scaroni, l’ad di Enel - quel gas non l’abbiamo, e se l’avessimo non saremmo nelle condizioni geo-morfologiche ideali per estrarlo. Noi – è vero - abbiamo il petrolio al largo delle nostre coste, ma per carità di dio, che resti lì, intonso, ché anche il mare aperto è il cortile di casa di qualcuno. E il Presidente del Consiglio che più vicino alla gente non si può, non può certo esser lui a toglierle la serenità.

@kuliscioff