logo editorialeC'è una sempre più spiccata inclinazione a rappresentare le relazioni politiche tra leader e perfino tra Stati seguendo il filo di affinità o di antipatie psico-caratteriali. L'incontro di ieri tra Merkel e Renzi non ha fatto ovviamente eccezione e ha semmai dimostrato come anche i protagonisti dello show preferiscano aderire allo schema della rappresentazione che sottrarvisi e dare agli incontri un tono molto "personale".

È questa una tendenza che la società "media-centrica" ha imposto al discorso pubblico e a cui non avrebbe senso resistere rimpiangendo i tempi, in cui la distinzione tra la formalità dei rapporti politici e l'informalità delle relazioni umane sembrava avere una natura più categorica e non puramente protocollare. È però abbastanza chiaro che la personalizzazione dello spettacolo, più che disvelare le avversioni o le attrazioni tra i suoi protagonisti, finisce per mascherare il contenuto più propriamente politico e oggettivo dei contrasti o dei rapporti di interesse e di forza.

Nell'incontro di ieri, ad esempio, l'abbondanza di salamelecchi e riconoscimenti reciproci è servito innanzitutto a nascondere la scarsità degli esiti di un incontro che sia Merkel, sia Renzi hanno scelto di affrontare non incrociando le lame, ma rimandando a tempi migliori (e post-elettorali) le discussioni più rognose sugli assetti dell'eurozona, a partire dal ruolo di un Paese, la Germania, che non sembra volere il volante, ma solo il freno della macchina dell'Unione e dagli impegni dell'altro, l'Italia, che continua ad apparire, non solo a occhi teutonici, politicamente abbarbicato alla logica della botte piena e della moglie ubriaca.

La Merkel ha ieri augurato lunga vita al premier italiano non perché le sta simpatico e le ha regalato la maglia di Mario Gomez, ma perché un'Italia alla deriva e alla mercé dell'anti-europeismo grillino e berlusconiano è l'ultima cosa di cui Berlino sente oggi il bisogno. In un Paese che continua democraticamente a ballare sull'orlo dell'abisso e in cui almeno sei elettori su dieci voteranno il prossimo maggio per i partiti del "si stava meglio quando si stava peggio", la Merkel non ha interlocutori migliori o meno peggiori di Renzi. E d'altra parte Renzi sa che con Berlino un accordo è difficile, ma una guerra è impossibile.

Post scriptum - Ragguardevole e tutt'altro che "personale" anche la sintonia tra il premier italiano e la cancelliera tedesca sul dossier dell'Ucraina. Ma è una sintonia assai poco previdente e onorevole, come spieghiamo altrove.

@carmelopalma

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