logo editorialeLa nomina del prossimo presidente dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, che sostituirà Antonio Mastrapasqua dopo le "traumatiche" dimissioni di quest'ultimo, è una scelta di primaria importanza per il governo Letta. Il presidente dell'Inps è a capo di ente pubblico responsabile del 35-36% circa della spesa pubblica annuale (al netto degli interessi sul debito pubblico). Più di un terzo del totale di quanto la Repubblica italiana spende è sotto la responsabilità del vertice dell'Inps e quella "poltrona" appare oggi gravemente screditata dalle vicende che hanno coinvolto il suo ultimo occupante.

Può questa nomina prescindere da un processo estremamente trasparente di selezione? No, non può. Non più. Se vogliamo che le istituzioni ritrovino credibilità, l'Italia deve scegliere senza remore un sistema di audizioni pubbliche, in cui i curricula dei diversi candidati vengono valutati e "vivisezionati" (al limite del puritanesimo) e le loro opinioni sulla conduzione dell'incarico ascoltate e commentate dal Parlamento e dall'opinione pubblica.

Già si parla di Tiziano Treu come possibile successore di Mastrapasqua, ma anche di Raffaele Bonanni o di Giuliano Cazzola. Sono nomi di qualità, nessuno lo può negare (per Cazzola nutriamo un affetto filial-redazionale), ma nessun candidato oggi riesce da solo a reggere l'impatto con la bufera qualunquista che si abbatte sull'Italia, alimentata dalle gravi mancanze di una classe dirigente - non solo politica - purtroppo inadeguata. Si aggiunga a questo quadro che il dossier delle pensioni sarà estremamente caldo nei prossimi anni (e decenni), perché le tensioni economiche, sociali e demografiche del futuro dell'Italia faranno dell'Inps un anello debole.

Rafforzare l'Istituto con un nuovo presidente solido e al di sopra di ogni sospetto è cruciale. La pratica delle audizioni pubbliche (le public hearings) sarebbe un toccasana.

@piercamillo