Eataly a Expo, un caso esemplare. Non di malaffare, ma di cattiva coscienza
Diritto e libertà

Eataly sbarca a Expo senza gara e va bene così – perché è l'unica rete italiana globale di food retail. E perché, aggiunge Farinetti, non si può fare un "appalto sulla qualità del vitello tonnato". Cantone ha chiesto di vedere le carte e le vedrà, ma riconosce che la corazzata del gusto "rappresenta l'Italia quanto gli spaghetti e la pizza" e quindi probabilmente tutto finirà – è il caso di dirlo – a tarallucci e vino.
È una vicenda a suo modo esemplare: non certo del malaffare, come sosterrebbero i tagliagole, che in Italia escono numerosissimi dopo ogni scandalo, come le lumache dopo la pioggia – ma delle contraddizioni e della cattiva coscienza di una politica flessibile o inflessibile a seconda dei casi e dei loro protagonisti.
Dopo avere promesso e sfornato, in una continua rincorsa al "più uno", norme la cui efficienza è spesso inversamente proporzionale alla loro cieca e perfetta implacabilità, alla politica spetta infatti anche di mandare avanti le cose, senza sacrificarle tutte sull'altare della trasparenza e della legalità; tocca cioè far uso di una flessibilità divenuta nel frattempo perigliosa e giuridicamente border line. Lo stesso esercizio della discrezionalità amministrativa, cioè della scelta (in linea di principio discutibile) dei mezzi per il soddisfacimento di un interesse pubblico, è oggi di per sé sospetta proprio per l'espansione forzata, a fini preventivi e repressivi, dell'area dell'illecito e per l'irrigidimento delle norme cosiddette di garanzia, che finiscono per interdire l'uso di un potere legittimo, per scongiurarne l'abuso e ad aprire quindi la strada a "eccezioni" dettate dall'urgenza e dalla necessità. Un monumento all'eterogenesi dei fini, insomma.
Nella retorica stolidamente questurina del sempiterno manipulitismo all'italiana discrezionalità e corruzione sono divenuti di fatto sinonimi. E per contrastarli si sono erette e si continuano a erigere montagne di regole e di deroghe, che non rendono la legalità più salda, ma il diritto più opinabile e incerto e la giustizia più "oracolare". Il tutto – ovviamente – senza arginare la corruzione, che nei casi più clamorosi, come quello del Mose, è stata in grado di infiltrare anche il processo legislativo e di costruirsi una legalità su misura.
Ha ragione Farinetti a dire: «Se bastasse una gara d'appalto per impedire il marcio...». E forse ha anche ragione a rivendicare la scelta di avere accettato per orgoglio, diciamo così, patriottico un accordo che per Expo lo obbliga a investire molto per guadagnare quanto non si sa e probabilmente perderci anche qualcosa. Ma in gran parte d'Italia basterebbe molto meno di un caso come questo per rischiare l'osso del collo a chi non fosse coperto dalla sua reputatissima e meritatissima "intoccabilità".

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