Ogni anno, quando è prossima la scadenza del canone Rai, uno spot pubblicitario elogia la TV pubblica. La qualità, i pregi e i vantaggi di cui posso beneficiare come telespettatore. Personalmente l'ho sempre trovato un po' antipatico. Nella mia ingenuità mi sono sempre chiesto: perché devo subire la pubblicità di un servizio che sono costretto comunque ad acquistare?

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Come tutti quanti, dopo l'acquisto del mio primo televisore sono diventato un "presunto" fruitore del servizio televisivo pubblico. Intestatario di un bollettino di pagamento. Qualcuno mi dice che potrei anche evitare di pagarlo, in modo perfettamente legale, s'intende. Ma le modalità sono talmente rocambolesche da sembrarmi impraticabili.

Quando, in questi giorni, ho letto che dall'anno prossimo il canone potrebbe essere addebitato sulla bolletta dell'energia elettrica, mi sono reso conto che evitare l'abbonamento forzoso in futuro sarà impossibile. Nessuno si potrebbe più sottrarre al pagamento, a meno di non vedersi revocata anche la fornitura di elettricità. Questo mi ha lasciato subito perplesso. Fino a oggi ho dovuto pagare il corrispettivo alla TV pubblica per poter guardare anche qualsiasi altro canale privato. Ma dall'anno prossimo dovrei pagare il corrispettivo alla RAI anche per utilizzare il frigorifero, la lavatrice, il computer o l'asciugacapelli. E tutto questo mi sembrava surreale.

Poi, riflettendoci un po' su, ho capito come stanno veramente le cose. Il canone non è un corrispettivo. Non lo è mai stato! Non è il prezzo che pago perché ho scelto liberamente di comprare qualcosa. Per la TV pubblica io non sono telespettatore, ma contribuente. E il canone è un balzello fiscale.

La scoperta mi ha lasciato un po' di amaro in bocca. Ma ora i termini della questione mi sono più chiari. E l'idea che addebiteranno il canone nella bolletta dell'elettricità mi fa venire la pelle d'oca.

È probabile che spacceranno tutto per una specie di "operazione equità", con il solito mantra "pagare tutti per pagare meno". Che ci diranno che invece degli attuali 113 euro se ne dovranno pagare più o meno 80. Io però non mi fido. E non tanto perché già so che nel 2015 lo stato incasserebbe circa mezzo miliardo di euro in più con questa operazione. Non mi fido soprattutto di quello che potrebbe avvenire negli anni successivi. Perché in futuro il canone non sarà più alla luce del sole. Andrà a ingrossare le fila – e, ohimè, l'importo – dei tanti oneri di sistema. Tasse formalmente palesi ma nei fatti rese occulte dalla difficoltà di leggere e comprendere quello che è il costo finale dell'energia. Un costo caricato di oneri collaterali che il più delle volte nemmeno ci rendiamo conto di pagare.

Per decenni abbiamo pagato in bolletta oneri per lo smantellamento delle centrali nucleari, sussidi a energie rinnovabili in perdita e chissà cos'altro. Quanti di noi hanno il tempo materiale di consultare i dettagli della bolletta dell'elettricità prima di pagarla? Molti non lo fanno perché hanno l'addebito diretto sul conto bancario. Non hanno il tempo di andare a pagare, figuriamoci se ce l'hanno per consultare i dettagli della bolletta!

Non mi spaventa il balzello fiscale in sé, ma il fatto che venga imboscato. Che divenga un "balzello fiscale clandestino". Che un giorno, andando a cercare nei dettagli della bolletta, non troverò più scritto "canone Rai" tra le voci di costo, ma chissà quale altra oscura formula. Magari il numero e la data della legge che ne ha disposto l'addebito. Così, a un certo punto, mi stancherò di andare a guardare e rinuncerò a sapere quanto pago per il mio abbonamento forzoso alla Tv pubblica. Dopo di che, in teoria, lo stato potrà aumentarmi il canone quanto vuole. Scommettiamo che lo farà?

Tutto questo mi rattrista molto. Una sola cosa mi consola. Non manderanno più in onda quell'antipatico spot pubblicitario, che oggi a me sembra già una farsa in stile nord-coreano.