La pronuncia della Corte Costituzionale, che di fatto svuota la legge 40, abolendo il divieto di fecondazione eterologa e la sentenza del Tribunale di Grosseto, che ordina la trascrizione nei registri dello stato civile di un matrimonio omosessuale contratto all'estero, rappresentano senza ombra di dubbio il trionfo del diritto, ma ancor di più del buon senso contro l'ignoranza. Interventi dovuti e di fatto imposti ai giudici dall'esigenza di ristabilire un ordine che il non-senso o il vuoto normativo minaccia, lasciando i cittadini e i loro diritti alla mercè dell'arbitrio del legislatore o del caso.

giustiziaViva i giudici, in questo caso, ma a fronte di pronunce che rappresentano la vittoria della ragione, del diritto, della libertà, del buon senso e della laicità, ci troviamo spesso di fronte a decisioni prese dai tribunali che rappresentano il trionfo della suggestione sull'intelletto, delle parole sui fatti, della fragilità e della disperazione umana sulla razionalità scientifica. Ci sono stati (e ci saranno) infatti anche tribunali che "prescrivono" il metodo Stamina, o che indagano, sostituendosi agli scienziati, sul nesso di causalità tra vaccini e autismo, trasformando una bufala in un'ipotesi di reato.

Giudici buoni e giudici cattivi? Giudici illuminati e giudici oscurantisti? Semplicemente giudici costretti a fare il loro dovere con quello che hanno - vuoti legislativi non colmati da una politica riluttante a toccare i temi caldi o, al contrario, incline a usarli in modo propagandistico e incendiario - e spesso inconsapevoli del limite della loro giurisdizione, e quindi tentati dal coprire tutti i buchi, vendicare tutti i torti, cavalcare tutti i sospetti. A venir fuori da questa lotta tra politica e giustizia è un diritto disuguale e causale, un labirinto di regole e eccezioni che si inseguono e si contraddicono.

Il Tribunale di Grosseto ha ordinato la trascrizione del matrimonio gay e il Comune di Grosseto ha deciso di non opporsi trascrivendo il matrimonio, ma domani un qualsiasi altro tribunale italiano potrebbe giungere alla decisione opposta o una delle parti potrebbe proporre ricorso. Un fenomeno analogo accade e tornerà ad accadere rispetto all'accesso a cure sperimentali o, come avviene da circa un decennio, nell'interpretazione delle norme della legge 40. Così alla fine le sentenze, invece di fare precedente e in fondo "legge", come nei sistemi di common law, sembra che facciano semplicemente "casino".

Tutti sanno che il potere legislativo fa le leggi e il potere giudiziario ha il compito/dovere di applicarle e interpretarle. Non dovrebbe dunque accadere, come invece accade sistematicamente, che chi detiene il potere legislativo di fatto deleghi ai giudici, limitati negli strumenti, nel raggio d'azione e nella legittimità, la produzione normativa "mascherata" da un necessitato intervento dirimente le più svariate controversie. Fare leggi folli o, in modo uguale e contrario, rifiutarsi follemente di legiferare su materie sensibili porta inevitabilmente a questo effetto. È la politica che alla fine elegge la giustizia a propria badante.

La politica, quella "vecchia" ma anche e soprattutto quella "nuova", che non rinuncia comprensibilmente alla contrapposizione anche aspra, dovrebbe ricordarsi che il confronto, in particolar modo quando avviene all'interno delle aule parlamentari, deve per sua natura giungere a un compromesso tra i numerosi (e divergenti) diritti e interessi coinvolti e arrivare a una sintesi legislativa capace di disciplinare concretamente materie che sfuggono, per loro natura, a una regolamentazione "definitiva" e che necessitano di aggiornamenti e aggiustamenti imposti spesso dal progredire delle conoscenze, del costume sociale, della coscienza civile... Ma questo è un compito dei politici, non dei giudici, perché il mandato a legiferare si perfeziona nel momento in cui si imbuca una scheda elettorale nell'urna, non quando si deposita una citazione nella cancelleria del tribunale.