È stata uccisa una ragazza, non sappiamo come, chi ha fatto cosa, con quale arma, movente, dinamica, aggravanti. Abbiamo tre sentenze espresse da altrettanti collegi giudicanti a loro volta giudicati da altri giudici e colpevoli di non aver giudicato bene. Stessi elementi probatori, circostanze, fatti, letti in un senso o nel senso esattamente contrario in una gara di relativismo giudiziario, in cui non è affatto chiaro se l'obiettivo sia cercare prove della colpevolezza degli imputati, o trovare quelle della loro non-innocenza. Intanto, gli innocenti e i colpevoli coincidono e di sentenza in sentenza si scambiano di posto, fino a trovare quello "definitivo".

L'amministrazione della giustizia italiana non si ritiene vincolata a provare nel processo la colpevolezza degli imputati al di là di ogni ragionevole dubbio, ma la loro non-innocenza al di là di ogni ragionevole sospetto. Amanda e Raffaele non possono essere innocenti, perché non abbiamo prove della loro innocenza e ne abbiamo alcune della loro "non estraneità" ad una vicenda che comunque li coinvolge e quindi li elegge al ruolo di potenziali complici o assassini. Sono quindi colpevoli di qualcosa, cioè non possono non essere colpevoli di qualcosa, se stavano lì, o nei dintorni, e hanno pasticciato con dichiarazioni, accuse, ritrattazioni... Non sappiamo esattamente di cosa siano colpevoli, in quale misura o ruolo oggettivo ma, d'altronde, ci chiediamo, occhi puntati sul plastico di Vespa, se non sono stati loro chi è stato?

Il condannato in primo grado, poi assolto in appello, poi non-assolto dalla Cassazione perché quelli dell'appello non avevano capito o spiegato bene le ragioni dell'assoluzione, quindi ri-condannato perché non-innocente è pur sempre un condannato la cui colpevolezza rimane dubbia, disputabile e disputata, anche al di là degli innocentismi e colpevolismi di maniera. È questione che dovrebbe interessare il legislatore, che sul tabù della molto presunta infallibilità delle sentenze di condanna, che seguono ad una assoluzione, s'è già scornato una volta (la famosa legge Pecorella). Ma al legislatore, su questi temi, interessa sopratutto stare tranquillo, se la riforma non serve a nessuno di particolare, ma solo a tutti.

@kuliscioff