verdura

Educare i figli è compito dei genitori o dei loro tutori. Supervisionare che ciò avvenga nel modo corretto è compito dello Stato. O almeno, parrebbe questo il presupposto della proposta di legge n. 3972 presentata lo scorso 11 luglio alla Camera dei Deputati dalla forzista Elvira Savino, di cui oggi si torna a parlare.

Se veganesimo e vegetarianesimo sono un rischio per la salute dei bambini, è compito dello Stato fare in modo che i genitori non facciano seguire ai propri figli quel tipo di dieta: “è ragionevole pensare che la scelta di una dieta vegana o vegetariana sia troppo restrittiva e comporti carenze nutrizionali anche gravi, che possono ripercuotersi sullo sviluppo somatico e cognitivo del bambino”. La salute del minore è un bene giuridico da tutelare. La proposta, a tale scopo, è di recludere fino a un anno chi impone a un minore di 16 anni, sotto la propria tutela, ”una dieta alimentare priva di elementi essenziali per la crescita sana ed equilibrata”. In caso di malattia o di morte sono previste pene più gravi.

Quella dicitura è, tuttavia, pericolosamente ampia. Alla luce di essa un tribunale avrebbe la facoltà di restringere le scelte del genitore anche se la dieta imposta al minore fosse non strettamente vegana o vegetariana, ma giudicata carente in quelli che sono i nutrienti essenziali. La proposta si riaggancia all’articolo 330 del codice civile che disciplina la decadenza della responsabilità genitoriale in caso di noncuranza nei confronti del figlio o di abuso delle facoltà genitoriali. Magari in futuro un’ulteriore proposta trarrà spunto da quella attuale per promuovere controlli ancora più stretti sulla dieta scelta dai genitori, e forse su altri aspetti aventi a che fare con la salute del bambino.

Quante volte un bambino deve fare attività fisica? Quante volte a settimana mangiare la carne o il pesce? Quanti dolciumi è lecito fargli consumare senza compromettere il suo benessere? Ogni genitore giudizioso ha tutto l’interesse a valutare al meglio tali problemi e a scegliere di conseguenza; e lo farà consultandosi con pediatri e altri specialisti. Che sulla base della conoscenza medica acquisita lo Stato fornisca linee guida è già di per sé controverso. Ma che lo faccia con lo strumento del divieto è pericoloso, in quanto promuove il principio insano secondo cui l’educazione dei figli ha nello Stato un possibile e infallibile correttore. Se così fosse, altri aspetti del compito educativo potrebbero in effetti essere soggetti alla supervisione dello Stato, dall’educazione religiosa alle attività extra-scolastiche.

Qualcuno ribatterà che tutto ciò non si applica al caso del veganesimo, dal momento che è appurato che una dieta priva dei nutrienti della carne, del pesce e del formaggio non è sostenibile senza rischi per la salute. Ma questo, come molti altri problemi legati al nutrizionismo, è in effetti controverso. Sembrerebbe che in realtà una dieta vegana possa essere salutare per i bambini, a patto che i genitori sappiano a menadito dove trovare i nutrienti fondamentali. Questo non significa che non vi siano rischi. La dieta vegana richiede molta più attenzione e costanza di una dieta onnivora, ed è possibile che disattenzioni e negligenze abbiano in tal senso ripercussioni sulla salute. Ma non è lecito assumere a priori che questo sia il caso, e intervenire prima che sia stato provocato alcun danno. Sentiamo talvolta dai giornali di bambini finiti all’ospedale “perché i genitori erano vegani”. Ma i molti figli di genitori vegani che non finiscono all’ospedale, beh, non finiscono nemmeno sui giornali.

La stessa proposta di legge sembra involontariamente ammettere che non necessariamente una dieta priva di determinate fonti comporterebbe danni per la salute. Se questi ultimi sopravvengono, infatti, la pena prevista è maggiore (da due anni e sei mesi a quattro anni). In altre parole, la pena di base – reclusione di un anno in caso di dieta non adeguata – viene comminata indipendentemente dagli effetti che questa può avere sul bambino.

Ma se alcune diete dovranno essere penalizzate a prescindere dai loro effetti, ciò dovrà avvenire attraverso un controllo ancora più stretto delle vite dei genitori. Come controlleremo che gli adulti non facciano mancare nulla ai propri figli? Qualsiasi sia il modo, dovrà essere qualcosa o di molto invasivo, e come tale lesivo della libertà individuale, o di impraticabile, essendo impossibile controllare le scelte alimentari di milioni di famiglie.

Il veganesimo e in misura minore il vegetarianesimo sono spesso oggetto di scherno e di riprovazione. Eppure non occorre concordare con tali stili di vita per trovare irricevibile la proposta di legge: la libertà di scelta è un bene assai più prezioso delle singole idee su cosa sia opportuno o no mangiare.