charlie hebdo republique

E’ abbastanza scontato, direi, che la grandissima maggioranza dei musulmani che vive in Europa condanni e disapprovi il terrorismo islamista. Quel che francamente interessa sapere, oggi più di ieri, è quanta parte di questa enorme minoranza (che in realtà come il Belgio si fa ormai fatica a definire minoranza) si senta pienamente europea e occidentale. Con i valori e i doveri che questo impone.

Essere europei, essere occidentali, non è più una questione religiosa o razziale, abbiamo sublimato il nostro essere cristiani in qualcosa di più ampio e abbiamo imparato (non da troppi decenni in realtà) che non è il colore della pelle o il taglio degli occhi a farti membro di una comunità. Essere europei vuol dire però vivere a modo nostro, con le nostre libertà e le mille contraddizioni, di cui andiamo fieri. Ci piace parlar male di noi stessi e autoflagellarci con i sensi di colpa, ma le terre occidentali - l’Europa e l’America - sono e restano la parte più aperta, tollerante e creativa del pianeta. Siete pronti, cari amici musulmani che vivete in Europa, a dire che voi siete anzitutto quello? Amate l’Europa? Volete che i vostri figli siano e si sentano pienamente francesi, italiani, tedeschi, belgi, olandesi o inglesi?

Noi in Europa viviamo così. Vogliamo continuare ad essere così e crediamo che, nelle nostre città e nei nostri paesini, sia il benvenuto chi ama e rispetta il nostro modo di vivere. Abbiamo mille problemi e mille difetti, ma può contribuire a migliorare la nostra società solo chi la sente propria, chi la ama come una casa, come una patria d’elezione. Come una nuova, grande Israele, l’Europa ormai sembra destinata a convivere con il terrorismo. Ma come Israele, necessitiamo della forza morale di affermare il nostro diritto ad esistere, di essere quello che siamo e di accogliere e integrare solo chi riconosce l’Europa come una terra promessa.

Di fronti ai grandi drammi della storia, ci sono i bivii. E oggi gli islamici europei, ognuno singolarmente, hanno il dovere di rispondere ad una domanda semplice: con chi state? Non basta dichiararsi “contro il terrorismo” nel giorno di un attacco terribile alla nostra vita. O con l’Europa e l’Occidente, o contro l’Europa e l'Occidente, davvero tertium non datur. Poi parleremo di diritti, di libertà religiosa, di integrazione e pluralità. Prima di tutto, c'è il bivio.

Nella nostra Europa ci può stare e può prosperare solo chi rispetta la nostra società e i suoi modi variegati e laici di vivere. Nei confronti di chi la odia, pur godendone dei suoi vantaggi, saremo sempre più intolleranti e meno accoglienti. Come ha scritto Karl Popper, “la tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi”.

Gli attacchi di cui parlava Popper non sono gli attentati terroristici in una metropolitana, in un aeroporto o in un teatro. Sono gli attacchi quotidiani - ad esempio - all’emancipazione femminile, a chi ha una condotta o un orientamento sessuale diverso, a chi decide liberamente di rinunciare ad una religione per abbracciarne un’altra o nessuna. Noi siamo così, cari amici musulmani che siete tra noi: per vivere in mezzo a noi, c’è l’obbligo di essere tolleranti con i tolleranti. Chi non è tollerante, non è necessariamente un terrorista, ma non ci aiuta nella nostra secolare battaglia contro le ideologie inumane. Le abbiamo battute tutte, e intendiamo battere anche il fondamentalismo islamista con uguale determinazione.