Bicicletta

Non ho mai considerato la bicicletta un banale mezzo di locomozione. I bambini imparano ad andarci proprio come imparano a camminare. Tra ciclista e bici c'è simbiosi. Sono i muscoli e i polmoni a sentire ogni variazione di velocità e di pendenza e a farsene carico. La bicicletta è una estensione di te stesso. È solo un modo diverso di affrontare la strada con le tue gambe.

E mi rifiuto di accettare che questo sia solo un sogno romantico, buono per ricordare l'epoca di Coppi e Bartali, o le imprese di Pantani. Ma lo stato e il fisco se ne fregano di quello che penso io. Loro dicono che la bicicletta è un mezzo di trasporto come gli altri e lo stabiliranno ex-lege.

Ci obbligheranno a identificarla con una targa e a registrarla nel sistema informativo del ministero. Tutto a nostre spese, si intende. È questa la sostanza di un emendamento alla delega per la riforma del codice della strada, in discussione al Senato, e che ha fatto notizia la settimana scorsa.

Facciamo finta di essere nati ieri. Giusto il tempo per una domanda ingenua: quale sarà mai la ratio di una norma come questa? Serve a colpire la malavita. Lo stato ha nel mirino chi usa la bici per il trasporto abusivo di merci e persone. Così hanno risposto gli estensori dell'emendamento. Niente paura, dunque?

Non so se è vero che tali attività abusive proliferino in certe parti d'Italia, cosa che affermano gli estensori. Ma, in ogni caso, pure uno che è nato ieri si rende conto che l'applicazione di questa norma creerebbe solo ulteriori incombenze per le forze dell'ordine e aggravi, burocratici e fiscali, per i ciclisti.

Come si fa a stabilire quali biciclette vanno targate e quali no? Li immaginate i vigili e le pattuglie di polizia che fermano il ciclista della domenica e gli chiedono di “favorire” i documenti per verificare se la mountain bike è in regola con la targa oppure no? E che facciamo, targhiamo solo le biciclette delle partite IVA? E le biciclette dei bambini? Se sei figlio di una partita IVA la bici se la dovrà intestare il genitore? Si potrà più andare a fare la spesa in bici senza rischiare di essere fermati dai vigili per trasporto abusivo di merci? Sono tutte questioni a cui dovranno rispondere le solerti burocrazie ministeriali. Le burocrazie a cui la politica, nostro malgrado, ha conferito da troppo tempo il potere di legiferare in questo paese.

Parliamoci chiaro, ci deve essere una ragione migliore per dare un pugno in faccia al senso pratico quotidiano di tutti, oltre che per bestemmiare contro il sogno romantico di ogni ciclista. Una buona ragione infatti c'è, ed è semplice. Perché nessuno di noi è nato ieri. Dopo averci costretto a targare la bicicletta ci faranno pagare pure il bollo. Questa è la vera ragione.

Uno stato capace di far pagare il canone Rai nella bolletta dell'elettricità è ben capace di imporre il bollo sulle biciclette. Il fisco così spremerà ancora meglio le piccole attività marginali. Il panettiere che fa le consegne in bicicletta, il risciò, le bici che si affittano nelle località di mare l'estate. E poi c'è tutto il settore del bike-sharing. Nelle grandi città si sta affermando sempre più come alternativa concreta di mobilità urbana. La disponibilità di piste ciclabili negli ultimi anni è continuamente cresciuta. Qualcuno potrà pure obiettare che si tratta di poca cosa. Io non credo, e comunque al leviatano affamato fanno gola pure gli spiccioli.

Il gettito delle tasse automobilistiche di oggi è competenza delle regioni. Con ogni probabilità anche quello della “tassa ciclistica” di domani farebbe la stessa fine. E non è una prospettiva da star tranquilli. Il gettito del bollo auto, negli ultimi quindici anni, cioè da quando è diventato di competenza regionale, è quasi raddoppiato. Tutto denaro spremuto ai contribuenti e finito nella fornace della spesa pubblica regionale. Effetti collaterali di un federalismo nato male e cresciuto peggio. Altro che malavita e abusivismo. Sveglia. Qua vogliono dare i ciclisti in pasto ai bilanci delle regioni.

Penso che il mio sogno romantico di ciclista faticherebbe parecchio a sopravvivere dopo l'introduzione di un bollo sulla bicicletta. Ma a pagare il prezzo più alto, come al solito, sarebbero le tasche di tutti.