Ci sono morti togati, il giudice, diversamente togati, l'avvocato, e non togati, il co-imputato, nella strage di ieri al tribunale di Milano. La magistratura li ha togati tutti, appropriandosi con un blitz del racconto (storytelling – oggi si dice così?) dell'azione di uno squilibrato che ha eluso con preoccupante facilità i controlli di sicurezza imponendo una dimensione pubblica al suo privato desiderio di vendetta.

Tribunale-Milano

Ha cominciato ieri Gherardo Colombo, del quale si può comprendere la costernazione per l'uccisione di un collega: "questa continua sottovalutazione del ruolo, di svalutazione dei magistrati, contribuisce a creare un clima". Ha proseguito, con l'autorevolezza di chi può chiudere il dibattito, il capo dei giudici, ovvero il Presidente della Repubblica Mattarella: "basta discredito sulla magistratura".

Il clima, certo. Questa "climatologia" è la forma politicamente corretta ma spaventosamente appiccicosa della strumentalizzazione, è uno dei tanti leit motiv di un paese che non riesce ad evitare buttare di tutto in politica (e in caciara), e a non fare di tutto l'oggetto di una strumentale battaglia di parte. Ci sono climatologi per ogni occasione: era il clima ad avere armato, con un modellino in scala del duomo di Milano, la mano dell'aggressore di Berlusconi, alcuni anni fa, così come è sempre, regolarmente, nel clima che vanno cercate le responsabilità dei delitti di terrorismo.

C'è sempre un clima contro il sindacato e un clima contro chi al sindacato si oppone, c'è un clima contro le professioni e un clima contro le riforme, e via discorrendo, fino al clima contro la Roma o a quello contro il Sud. Ed è evidentemente il clima a dettare l'agenda e a fornire alibi e complicità. E' una forma di collettivizzazione delle responsabilità, in fondo, molto vittimista e molto italiana, ma anche molto stonata in bocca a chi, per mestiere, avrebbe il compito di riconoscere ed eventualmente sanzionare le responsabilità individuali.

@LaValleDelSiele