La rassegna vincerà la sua sfida se saprà valorizzare le eccellenze dei nostri territori, se non dimenticherà l'innovazione, per raccontare "in campo" come è possibile nutrire il pianeta unendo sostenibilità, qualità e produttività.

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La grande esposizione universale che prenderà il via il prossimo primo maggio a Milano è un appuntamento di assoluto rilievo. I numeri in gioco sono importanti, sia in termini di visitatori attesi (circa 20 milioni) sia in termini di indotto creato (si parla di 25 miliardi di euro, ovvero più di un punto di PIL). Comprensibile dunque l'attenzione di tutti su quanto sta avvenendo a nord-ovest di Milano, dove si terrà l'evento, con tante speranze e qualche trepidazione, visti i tempi risicati per completare le opere, i guai giudiziari, e la consapevolezza che questo sarà l'ultimo evento planetario che il nostro paese ospiterà per almeno un decennio.

Il successo di EXPO2015 non dipenderà solo da quante persone riuscirà ad attrarre, ma soprattutto da come riuscirà a interpretare il suo ambizioso tema: "Nutrire il Pianeta". Una sfida globale che non troverà certo soluzione quest'anno a Milano, ma che non potrà che essere, pur con le sue contraddizioni (e non mancano), al centro di tutto quanto avverrà all'interno del milione di metri quadri dell'esposizione. L'EXPO avrà però anche bisogno di uscire dal proprio perimetro e di scendere "in campo" per raccontare il suo tema. Potrà farlo infatti solo mostrando da un lato quanto l'Italia ha saputo realizzare nella sua millenaria storia agroalimentare, dall'altro facendo toccare con mano come cambierà la produzione agroalimentare nei prossimi decenni. Se dunque avrà gioco facile nel far vivere all'interno del sito espositivo la varietà delle esperienze legate al consumo del cibo, saranno invece, con le loro specificità e progettualità, i territori ad aiutarlo a far vivere ai suoi visitatori, siano essi delegazioni internazionali, tecnici, cittadini o scuole, l'esperienza della terra.

In questa direzione va ad esempio il progetto LoDI2015 (Lombardy Demonstration Initiative for EXPO2015) che muove dall'idea che, per nutrire i 9 miliardi di persone che abiteranno il nostro pianeta nel 2050, sia necessario bilanciare i tre elementi chiave della sicurezza alimentare: sostenibilità, produzione e qualità. Ed è necessario cominciare a farlo da dove partono tutte le filiere produttive: in campo. La strategia di Agriculture of Tomorrow, questo il nome del sito dimostrativo localizzato presso il Parco Tecnologico di Lodi, a sud di Milano, è semplice e poggia sulla necessità globale di produrre di più con meno, perché le risorse sono un bene prezioso che non va sprecato, a partire dalla più importante, l'acqua. Da qui i sistemi di coltivazione dei cereali anche su terreni non pianeggianti e l'uso dell'irrigazione a goccia, attingendo direttamente in falda con pompe idrauliche azionate grazie all'energia solare, e la sua distribuzione usando la semplice forza di gravità. Il sistema inoltre porta con sé non solo acqua, ma anche tutti i nutrienti necessari alla pianta per crescere (fertirrigazione).

Se la terra è la prima risorsa e l'acqua la seconda, la terza è senza dubbio la genetica. In Agriculture of Tomorrow sono presenti nuove varietà capaci di essere altamente produttive anche con poche risorse o, come nel caso degli oltre 300 meli presenti nel campo, naturalmente resistenti a malattie come la ticchiolatura e quindi capaci di ridurre il numero di trattamenti con agrofarmaci da 20 a 2. Una collezione dunque di nuove risposte per le sfide che attendono la nostra agricoltura ed anche quella dei Paesi che visiteranno EXPO alla ricerca di soluzioni pratiche per migliorare la propria autosufficienza alimentare.

A rendere possibile il progetto, patrocinato da EXPO, è una partnership che coinvolge oltre 30 tra soggetti pubblici e privati, nazionali ed internazionali, ed è dall'unione dei contributi di ciascuno di essi che il progetto riesce a raccontare e mettere in campo un'innovazione capace di dare risposte concrete per nutrire il pianeta.

Queste risposte, e quelle dei molti altri progetti allestiti nei diversi territori, assieme a quanto costruito e realizzato sul sito espositivo di EXPO e alla Carta di Milano che verrà consegnata al Segretario Generale delle Nazioni Unite il prossimo 16 ottobre, possono rilanciare il ruolo dell'Italia nel dibattito globale sul cibo e dare nuovo vigore allo sviluppo agrario del nostro paese. Un'occasione da non lasciarci sfuggire pensando che si possano affrontare le grandi sfide che ci attendono ancorandoci ad un seppur glorioso passato. Non dimentichiamoci che abbiamo bisogno anche di un futuro.

@DNAyx