Precedenti ricerche effettuate in Cina, Spagna, e Stati Uniti avevano già evidenziato come nei campi di mais geneticamente modificato e in quelli convenzionali la biodiversità di insetti e artropodi sia sostanzialmente identica. Ora un nuovo studio dal Sud Africa, il primo del genere nel continente africano, mostra risultati simili.

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Lo studio è descritto in un articolo intitolato "Comparative Diversity of Arthropods on Bt Maize and Non-Bt Maize in two Different Cropping Systems in South Africa", che appare nel numero di febbraio di Environmental Entomology.

"Lo studio si proponeva di compilare un elenco degli artropodi presenti sui campi di mais in Sud Africa e confrontarne la diversità e l'abbondanza sul mais Bt e sul mais Non-Bt", scrivono gli autori. "I risultati di questo studio a breve termine indicano che l'abbondanza e la diversità degli artropodi nel mais e le diverse corporazioni funzionali non sono stati significativamente influenzate dal mais Bt".

Un totale di 8771 individui di artropodi, comprendente 288 specie, sono stati raccolti da 480 piante campionate da mais Bt e campi di mais non- Bt durante un periodo di due anni. I ricercatori non hanno trovato differenze significative in abbondanza e diversità tra detritivori, erbivori, predatori e parassitoidi.

"I risultati del nostro studio indicano che la diversità di artropodi, anche in sistemi agricoli ad alta specializzazione, è alta come nei modelli agricoli di sussistenza", ha detto il dottor Johnnie van den Berg, professore presso la North-West University e uno dei co-autori della ricerca. "Più di recente sono state effettuate indagini sula beta-diversità (la biodiversità a livello di habitat) di insetti e piante all'interno e nelle aree adiacenti ai campi di mais: sono stati rilevati 30.000 artropodi e 15.000 individui vegetali lungo una linea di 1000 km. La biodiversità nei campi di mais è omogenea e la beta-diversità nelle aree adiacenti è molto elevata", ha aggiunto.

La tutela della biodiversità è una delle argomentazioni più popolari tra gli attivisti anti-Ogm, soprattutto in Europa. Un'argomentazione che però, alla luce delle evidenze scientifiche, appare infondata.