Si sa, le tesi complottistiche si diffondono soprattutto quando c'è un mistero, qualcosa di apparentemente inspiegabile o un problema che non si sa ancora come risolvere. Come il recente caso degli uliveti pugliesi e del batterio Xylella fastidiosa.

xylella

Tutto è nato qualche giorno fa grazie a un post su Facebook dell'attrice Sabina Guzzanti nel quale veniva condiviso un appello del cantante dei Sud Sound System, una band pugliese del giro dei centri sociali. Ecco i punti salienti:

"C'è un batterio che si chiama Xylella che è apparso da una decina di anni. Qualcuno sospetta che sia costruito in laboratorio da una multinazionale brasiliana. Alcuni ulivi sono stati attaccati. Con uno studio molto approssimativo fatto su 20mila ulivi (20 mila su 11 milioni) ne sono stati trovati malati 500. Malati non si sa nemmeno se tutti attaccati dalla xilella perché potrebbe essere anche un fungo. Morale hanno deciso di spargere un insetticida velenosissimo prodotto dalla famigerata Monsanto e di sradicare un milione di ulivi da sostituire con ulivi OGM immuni al batterio prodotti sempre dalla Monsanto, batterio forse inventato dalle stesse multinazionali che offrono il rimedio."

Cosa ci sarà di vero? Per scoprirlo bisogna risalire al 2013, quando nel Salento ci si accorse che alcuni uliveti stavano morendo per un fenomeno poco chiaro chiamato CoDiRo, "complesso del distaccamento rapido". Mentre all'inizio si pensava che la malattia fosse dovuta a vari tipi di funghi, saltò fuori dalle analisi microbiologiche il nome di Xylella fastidiosa, un batterio che sfrutta alcuni insetti per raggiungere lo xilema delle piante. La malattia quindi sembra essere dovuta a diverse concause, compreso l'eccessivo sfruttamento dei terreni.

Il problema è che questo batterio, già ben noto negli Stati Uniti, non era (quasi) mai stato trovato in Europa e non si sa come sia finito in Salento. Questo fatto, unito all'improvvisa comparsa di focolai e a comunicazioni contraddittorie da parte delle autorità pubbliche, ha provocato il panico negli abitanti e negli agricoltori della zona, che si trovano con un "nuovo nemico" da affrontare.

Quindi iniziamo a dire che il batterio e la malattia sono "nuovi" solamente per noi, mentre sono noti da circa un secolo oltre Oceano. L'idea, fantascientifica, della produzione del batterio in laboratorio non ha alcun riscontro ed è probabilmente causata proprio dalla rapidissima comparsa del batterio in un ambiente dove non si era mai visto. Ma perché parlare di laboratori e di costruzioni a tavolino? Tutto nasce da un banale equivoco legato al nome di un'azienda brasiliana acquistata dalla più grande Monsanto, che si chiama Alellyx (Xylella al contrario). In Sud America la Xylella c'è da molto tempo ed è un grosso problema, e Alellyx si chiama così proprio perché ha sequenziato il genoma del batterio per cercare possibili soluzioni. 

Veniamo però al problema italiano. Com'è stata affrontata l'improvvisa infestazione? Dal momento che i focolai sono circoscritti in una piccola zona, il primo pensiero è stato quello di evitare qualsiasi possibilità di contatto e contagio con uliveti di altre zone della Puglia che avrebbero potuto spargere l'infestazione in tutta Italia, con esiti davvero drammatici. Per questo è stata proposta l'eradicazione delle piante in una zona di "quarantena" e la distribuzione di insetticidi nelle zone interessate per contenere la propagazione degli insetti vettori. Ed ecco spiegata probabilmente anche l'origine della polemica sul "velenosissimo insetticida".

Non poteva infine mancare il riferimento agli OGM, fantomatico nemico dell'agricoltura locale. Gli OGM sono vietati in Italia e nessuno, tantomeno Monsanto, produce ulivi OGM, ma il fantasma degli organismi geneticamente modificati introdotti dalla cattiva multinazionale funziona sempre a livello emotivo. Tutta la polemica nasce in parte da fatti veri, ma che come abbiamo visto sono stati totalmente travisati.

In generale vi sono alcuni fattori chiave che hanno creato e stanno continuando a creare confusione, come la mancanza di dati chiari sugli ulivii malati, le preoccupazioni dei cittadini per l'uso di insetticidi e l'apprensione generale per un'emergenza sicuramente gestita in maniera non perfetta, che rischia di danneggiare seriamente un comparto economico importante per la regione.

A livello tecnico purtroppo non esiste alcuna cura, né qui né in America: la strategia più semplice e efficace è prevenire le infezioni, scegliendo per le coltivazioni zone meno esposte al rischio ed eliminando le piante che fanno crescere i "vettori" che favoriscono la diffusione del batterio. Ma questa storia è l'ennesima dimostrazione di come la poca conoscenza dei problemi, la paura e i pregiudizi possano essere il motore di favole, bufale e allarmi infondati. Speriamo invece che stavolta ci possa essere occasione per approfondire un tema, quello delle infestazioni di piante importanti a livello commerciale, spesso dimenticato.